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Heretic (2024), la recensione: l'horror con Hugh Grant si prende troppo sul serio

11/03/2025 19:00

Marco Filipazzi

Recensione Film, Film Horror, Film USA, Topher Grace, Sophie Thatcher, hugh grant, Elle Young, Chloe East, Scott Beck, Bryan Woods, A24,

Heretic (2024), la recensione: l'horror con Hugh Grant si prende troppo sul serio

Due ragazze mormone che cercano di diffondere il loro credo si recano a casa del signor Reed, un cattivissimo Hugh Grant.

Sembra che arrivi un momento nella lunga carriera di un attore in cui questo provi l’irrefrenabile impulso d’interpretare il ruolo di un cattivo, meglio se di un serial killer. È successo a Nicolas Cage in occasione dell’uscita di Longlegs, ma quelle stesse parole valgono ora per Hugh Grant e il suo ruolo in Heretic. Insomma, come ci ha insegnato Joker: “O muori da eroe, o vivi abbastanza a lungo per diventare il cattivo".

E sta di fatto che Hugh Grant (che comunque non è nuovo a incarnare personaggi negativi, vedi il suo ruolo in D&D – L’onore dei ladri o quello dimenticato in Cloud Atlas) in questo caso sia il principale motivo per cui pagare il prezzo del biglietto. La cosa migliore del film.

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Chi c'è dietro Heretic

Alla regia c’è il duo Scott Beck e Bryan Woods che si sono fatti notare come sceneggiatori (loro l’idea e gli script della saga di A quiet place), un po’ meno come registi (65 – Fuga dalla terra è un film onesto, ma tutt’altro che memorabile). Nel reparto tecnico vale la pena citare Chung-hoon Chung, noto direttore della fotografia di Park Chan-wook (ha lavorato alla sua Trilogia della vendetta) che non disdegna incursioni fuori patria (IT, Zombieland – Doppio colpo, Ultima notte a Soho).

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Heretic, la trama

La storia è molto semplice: due ragazze mormone che cercano di diffondere il loro credo si recano a casa del signor Reed (il sopra citato Hugh Grant) che vive ovviamente in un posto isolato e vagamente inquietante. 

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Nonostante le apparenze, la casa è accogliente, calda e nell’aria c’è odore di crostata ai mirtilli che sta cuocendo nel forno.

Il padrone di casa si dimostra da subito molto cordiale, rasentando a tratti lo stucchevole, se non che a poco a poco quest’atmosfera ovattata inizia a sgretolarsi e nell’aplomb da gentlemen inglese di Hugh inizia a serpeggiare un tono malizioso, quasi provocatorio, che nasconde un che di diabolico.

 

Fino a svelare il signor Reed per ciò che è: un profondo conoscitore (per non dire ossessionato) delle religioni del mondo che cerca di convincere le due ragazze che qualsiasi manifestazione di fede sia immorale in quanto imposta come sistema di controllo.

Heretic è un horror religioso?

Ci troviamo quindi d’innanzi a una meccanica opposta rispetto a ciò che accade di solito negli horror religiosi, da Rosemary’s baby a Midsommar, dove un personaggio laico si trova ad affrontare un’orda di fanatici. Qui invece abbiamo due missionarie fortemente religiose che devono tentare di scappare dalle grinfie di un fanatico laico.

Dal momento in cui Heretic scopre queste carte diventa un gioco al gatto e al topo, una specie di torture-porn psicologico dove la violenza viene perpetrata quasi in modo indiretto (almeno per una buona parte del film).

 

In questo senso assomiglia a Saw più di quanto si possa immaginare, nonostante la saga di James Wan punti tutti su violenza e gore, mentre qui il livello rimane (scusatemi per ciò che sto per dire) più alto. E sapete perché? Eh sì, ci risiamo… siamo ancora a parlare di elevated horror, e non è tanto un mistero dato che a produrre il film c’è la A24.

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Cosa non funziona in Heretic

Il punto debole di Heretic è proprio il suo prendersi troppo sul serio: nel corso dei primi due atti il film fila liscio e lancia anche qualche interessante spunto di riflessione (nulla di sconvolgente, ma la scena in cui si parla di “iterazioni” e si mettono a confronto le tre edizioni del Monopoli è davvero ben arguita); nel terzo atto, invece, quando deve tirare le fila di tutto questo filosofeggiare, si ha l’impressione che non sappia come chiudere il discorso. Il problema è che non può, perché affronta un argomento talmente spinoso (la fede e la religione) a cui è impossibile dare una risposta netta e definitiva.

Perciò: ok la religione usata come sistema di controllo delle masse, ma tutto quello sbrodolare di miracoli e prove tangibili della fede non è un discorso che può ammettere una chiusura netta alla fine del film.

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La cosa più evidente una volta giunti ai titoli di coda è che tutto questo panegirico e l’atteggiarsi da grandi pensatori non porta a nulla. Allora era molto meglio il finale di Martyrs, anche quello un torture-porn (ma nel vero senso del termine) che insisteva sin dal titolo su di un’ossessione religiosa e portava avanti più o meno gli stessi concetti. Là il discorso era abbastanza sovrapponibile a quello di Heretic ma si chiudeva in maniera molto più dignitosa (frustrante sì, ma comunque dignitosa). E soprattutto non si nascondeva dietro un’aurea radical-chic che sta diventando sempre di più il “male” all’interno del panorama horror contemporaneo.


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Genere: horror, thriller

Paese, anno: USA, 2024

Regia: Bryan Woods, Scott Beck

Sceneggiatura: Bryan Woods, Scott Beck

Fotografia: Chung Chung-hoon

Montaggio: Justin Li

Interpreti: Chloe East, Elle Young, Hugh Grant, Sophie Thatcher, Topher Grace

Colonna sonora: Chris Bacon

Produzione: Beck/Woods, Catchlight Studios, Shiny Penny Productions

Distribuzione: Eagle Pictures

Durata: 111'

Data di uscita: 27/02/2025

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