La storia continua. Rocky (Sylvester Stallone) è uscito da una situazione di anonimato ed ora è il pugile più acclamato dai media. Con i soldi guadagnati dal primo incontro con Apollo Creed (Carl Weathers) può finalmente svolgere una vita agiata con l'amata Adriana (Talia Shire), ma il pugile lo rivuole sul ring per un altro incontro. Dopo l'iniziale tentennamento decide di accettare la nuova sfida alla conquista del titolo mondiale. A tre anni dall'esordio, Sylvester Stallone si assume la totale risponsabilità della sua creatura e confeziona il sequel del film premio Oscar Rocky, nella triplice veste di attore, sceneggiatore e regista. La messa a fuoco è interamente concentrata sul protagonista: il confronto tra la morale di Rocky e la realtà sociale, che si dimostra incapace di comprendere le esigenze dello Stallone Italiano e le sue sfumature emotive, risulta interessante per un'interpretazione completa del personaggio, ma anche fin troppo prolisso e poco incisivo. Vuoi per la prevedibilità delle azioni o per il ribaltamento di prospettiva (da bullo di periferia a stella del pugilato), il sequel non decolla mai per davvero – complice un montaggio non all'altezza. Stallone riesce per sua fortuna a riprendere le redini del racconto e lo riporta in qualche modo alla bellezza autentica e semplificata del primo Rocky; lo svolgimento subisce un'accelerata e la trama si intensifica di avvenimenti pregnanti, fino alla memorabile scena finale. Il cast si conferma azzeccato e la colonna sonora di Bill Conti, marchio di fabbrica della saga, aggiunge epicità al girato. Anche se Rocky II manca della freschezza narrativa e scenica che caratterizzava la pellicola originale di John G. Avildsen, ne mantiene intatto il background, evidenziando come il sacrificio, la passione e quella positiva voglia di competizione siano necessari al mantenimento del proprio successo.