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I giorni del cielo

31/07/2008 11:00

Silvia Badon

Recensione Film,

I giorni del cielo

Terrence Malick è un regista assolutamente unico...

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Terrence Malick è un regista assolutamente unico. Personaggio schivo ed enigmatico che non concede interviste né fotografie sul set, viene considerato oggi un regista di culto, dotato di profonda sensibilità nel delineare la natura umana. Famoso soprattutto per l’estrema pignoleria, che gli ha permesso di girare solo quattro film in trent’anni, i suoi personaggi sono anime tormentate, alla continua ricerca di un loro posto nel mondo, che trovano spesso a contatto con la natura.


La natura, nella sua metamorfosi continua, ruba quasi lo spazio agli attori; se in La sottile linea rossa è l’isola di Guadalcanal durante la Seconda Guerra mondiale, e in The new world è la Virginia abitata dai nativi indiani, in I giorni del cielo è la sconfinata prateria del Kansas a scandire i tempi e ritmi della storia di Abby (Brooke Adams) e Bill (Richard Gere). Come accade spesso nei film di Malick, il racconto è affidato ad una voce fuori campo che aiuta in qualche modo lo spettatore ad addentrarsi nell’indole dei personaggi, per capire i loro comportamenti e le loro scelte. Qui si tratta di Linda (Linda Manz), la sorella minore di Bill, che assiste impassibile alle vicende dei due amanti e al loro disperdersi. In questo secondo film, Malick ha saputo scegliere molto bene i suoi collaboratori dietro la macchina da presa, ma per gli attori sorge qualche dubbio. A parte un nostalgico Sam Shepard, nei panni del solitario proprietario terriero, presente con poche battute ma con sguardi eloquenti, i due protagonisti lasciano un po’ a desiderare avendo un campionario di espressioni rigido e ridotto. Il film invece diventa prezioso per il tocco di due grandi professionisti affianco a Malick: Nestor Almendros e Ennio Morricone. Il direttore della fotografia spagnolo, che ha lavorato moltissimo con francesi come Truffaut e Rohmer, nel 1979 vinse l’Oscar con il film di Malick, mentre il compositore italiano ebbe solo una nomination. Il film ricevette numerosi premi, tra cui quello per la regia a Cannes e numerosi David di Donatello.


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