Il titolo del nuovo film di Maïwenn Le Besco è di per sé indicativo del tema che la regista francese ha inteso affrontare: nato da un errore grammaticale del figlio, Polisse è la storpiatura ad opera di un bimbo del termine police e ben si presta a racchiudere in sé le due ore piene di un film dedicato al lavoro della sezione di "protezione dei minori" della polizia di Parigi. Melissa (Maïwenn Le Besco) è una fotografa incaricata dal Ministero degli Interni di documentare il lavoro di questa specifica sezione della polizia, in tutte quelle routine che, in virtù della drammaticità dei contesti, si fatica a considerare tali. Seguendo gli agenti nei loro compiti, Melissa si trova così a contatto con le più disparate forme di abuso e violenza sui minori, dalla pedofilia all’istigazione a delinquere, passando per ogni grado di maltrattamento consapevole e inconsapevole. Come spesso accade, posti di fronte a situazioni di forte stress e coinvolgimento emotivo, gli agenti si trovano a fare quadrato e a trovare l’uno nell’altro l’appoggio che difficilmente potrebbero riscontrare in persone che non vivono le loro stesse esperienze: è così che spesso i legami affettivi all’interno del reparto sfociano in grandi amicizie e persino in amore. Allo stesso tempo, per quanto sia una regola non scritta quella di non lasciarsi coinvolgere emotivamente dai casi sui quali si lavora, risulta a volte impossibile non empatizzare con bambini messi di fronte a situazioni estreme, facendosi carico di un pesantissimo fardello emotivo. Tutto questo è raccontato da Maïwenn con grande attenzione, adottando un’impostazione documentaristica che si avvale di una debole traccia narrativa per collegare le diverse sequenze della vita del reparto. Se questa scelta risulta molto funzionale per dare visione dei tanti e differenti aspetti dell'attività della squadra, fatica invece a connotare il film come un racconto, tanto più che gli elementi di caratterizzazione del contesto della vita di Melissa sono curiosi ma ben poco approfonditi. Riguardo la recitazione, la parte più impegnativa tocca innegabilmente ai bambini, alcuni dei quali straordinari nel portare sullo schermo situazioni penose. Ciò premesso, il cast selezionato dalla regista francese per i ruoli dei protagonisti si rivela efficace nel caratterizzare personaggi molto diversi fra loro e a donargli credibilità. Tutte le molteplici sfumature emotive trovano perfetta espressione sui volti dei personaggi nel corso della storia, soprattutto in Fred (Joey Starr), Nadine (Karin Viard) e Iris (Marina Foïs). Si rischia però di avere dei ritratti troppo positivi: non perché si voglia necessariamente vedere il lato negativo di ogni cosa, ma salvo qualche eccezione, la possibilità di giustificare i comportamenti familiari alla luce delle difficoltà ora sul lavoro, ora nella vita privata, li rende (irrealisticamente) quasi inattaccabili. Nel complesso Polisse è un film che, seppur non esente da alcune pecche, ottiene il risultato che si propone: portare sullo schermo il quotidiano dramma di tanti bambini costretti a subire violenze di cui a volte non sono consapevoli, inducendo una seria riflessione su una realtà che spesso si preferirebbe non considerare.