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21 Jump Street

06/06/2012 11:00

Erika Pomella

Recensione Film,

21 Jump Street

Reduci dal successo di Piovono Polpette, i registi Phil Lord e Christopher Miller tornano dietro la macchina da presa, ereditando un cult-drama degli anni ottan

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Reduci dal successo di Piovono Polpette, i registi Phil Lord e Christopher Miller tornano dietro la macchina da presa, ereditando un cult-drama degli anni ottanta, 21 Jump Street, che vedeva tra i protagonisti un giovane, ma già talentuoso Johnny Depp. La serie, inaugurata nel 1987 e conclusasi nel 1991, poneva al centro della narrazione un gruppo di infiltrati speciali che, grazie al loro aspetto giovanile, venivano inseriti nei licei per sgominare bande di spacciatori, bulli o aspiranti suicidi. Più di vent’anni dopo arriva al cinema un remake sui generis, dove la fonte d’ispirazione, pur rimanendo preponderante, lascia il giusto spazio ad una diversificazione creativa e originale.


Il secchione Schmidt (Jonah Hill) e il bellimbusto Jenko (Channing Tatum) hanno frequentato lo stesso liceo. Tanto intelligente il primo quanto affascinante il secondo, i due non hanno nulla in comune e le loro strade si dividono dopo il diploma. Anni dopo, però, i ragazzi si incontrano all’accademia di polizia. Spinti dalle loro ambizioni, i due novelli tutori della legge decidono di accettare l’offerta di entrare in un gruppo di infiltrati speciali, con base al numero 21 di Jump Street, sotto la guida del collerico Capitano Dickson (Ice Cube). La loro missione sarà fingersi liceali per smascherare chi spaccia una droga sintetica, denominata S.F.M. – acronimo di "santa fottutissima merda". Arrivati al liceo, Schmidt e Jenko capiscono di essere irrimediabilmente fuori tempo massimo, di non conoscere più le regole vigenti nell’ambiente scolastico. Con enorme sorpresa, Schmidt si scopre nell’inedito ruolo di figo della scuola, insieme ad Eric (Dave Franco). Jenko, al contrario, passerà molto tempo insieme a quei secchioni tanto tiranneggiati e bistrattati in passato.


Cosa si prova a rivivere gli anni infuocati e gloriosi dell’adolescenza? Cosa c’è di più spaventoso che tornare in un liceo teatro di umiliazioni e derisioni? A queste domande 21 Jump Street sembra voler trovare una risposta. Pur presentandosi nei panni – accattivanti – di un action movie, dove sparatorie ed esplosioni non mancano all'appello, la pellicola di Lord e Miller gioca intelligentemente sui rapporti umani. Mentre lo spettatore si commuove per la ritrovata amicizia tra i due poliziotti un tempo nemici, nuove prospettive albeggiano all’orizzonte. Il senso di riscatto che accompagna il personaggio interpretato da un bravo Jonah Hill (nominato all’Oscar per la splendida interpretazione in Moneyball) fa da contraltare alla parabola di Jenko che, al contrario, deve ripercorrere il proprio passato per poter aspirare a diventare un uomo migliore. Miscelando con sapienza elementi provenienti dai più disparati generi cinematografici – il teen movie, l’action, perfino il romance - i due registi di casa Pixar riescono a creare un universo diegetico pop e moderno, sorretto da un ritmo preciso come un metronomo, senza mai apparire forzato o artificioso. 21 Jump Street non è – e nemmeno si sforza di essere – un film di concetto. È piuttosto un roboante spettacolo pirotecnico dove le deflagrazioni vanno di pari passo con dialoghi scoppiettanti e divertenti, in cui la volgarità viene lasciata ai margini a favore di una comicità più intellettuale, senza tuttavia rinunciare a brevi passaggi goliardici. La sceneggiatura di Michael Bacall e a cui ha collaborato lo stesso Jonah Hill, è attenta e brillante, e riesce a non scivolare mai nel petulante o nel già visto. Una pellicola che non mancherà di conquistare il pubblico con sequenze surreali, come l'intera scena sugli effetti della SFM. Un ultimo cenno va fatto all'esaltante cameo di Johnny Depp che, sotto un naso finto e capelli bianchi, omaggia la serie che l’ha lanciato portandolo sull’olimpo dei migliori attori in circolazione. Reduce dal premio alla carriera degli scorsi Mtv Movie Awards, Depp recita con ironia e un talento inconfondibile che arricchisce un prodotto già di per sé ottimo.


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