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L'amore dura tre anni

06/07/2012 10:00

Aurora Tamigio

Recensione Film,

L'amore dura tre anni

Marc Marronnier (Gaspard Proust), è un giornalista trentenne con un'ex moglie che lo odia e una vita complicata quanto basta per non volersi più innamorare...

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Marc Marronnier (Gaspard Proust), è un giornalista trentenne con un'ex moglie che lo odia e una vita complicata quanto basta per non volersi più innamorare. Quando però incontra Alice (Louise Bourgoin), la bellissima moglie di suo cugino, Marc se ne invaghisce perdutamente e tenta di tutto per conquistarla. L’impresa però si rivela più dura del previsto e preso dallo sconforto a Marc non resta che dedicarsi al suo desolato romanzo, "L’amore dura tre anni", misogina pubblicazione che diventerà un best seller e porterà il giornalista a dover scegliere fra la donna che ama e il suo libro.


In principio fu Lelouche. Un uomo, una donna. Cinema francese che parla d’amore, che racconta delicati intrecci sentimentali tessendoli sul telaio della letteratura. Per il suo esordio cinematografico, Frédéric Beigbeder, si è ispirato a registi che sono da sempre grandi modelli per il genere sentimentale. Nella sua prima pellicola sul grande schermo, lo scrittore e giornalista compensa il ruolo di regista alle prime armi con una grande esperienza editoriale: il best-seller, da cui il film è tratto, L'amour dure trois ans, è solo uno dei 25 da lui finora pubblicati. La pellicola ruota intorno ai sentimenti, mettendoli alla berlina ed esplorandone senza riserve ogni sfaccettatura. Pur vantando una verve non comune e un umorismo graffiante, che non a caso è già stato definito “wildiano” e “lubitschiano”, la pellicola di Beigbeder non perde raffinatezza neanche nei momenti più irriverenti.


«Con lei la vita ha un gusto di mango, o di papaya. Li confondo sempre», potrebbe, come frase in sé, essere contesa tanto ai maestri francesi come ai commediografi americani. Frédéric Beigbeder, anche sceneggiatore del film, si rivela prima di tutto un “pubblicitario” dell’amore, capace di rendere gradevole una pellicola sentimentale degna dei suoi predecessori. Le trovate narrative sono acute, a partire dall’autobiografico artificio letterario del romanzo scritto dal protagonista sotto pseudonimo. La vicenda del misogino best-seller dal quale Marc deve nascondersi, e che rischia di costargli l’amore della bella Alice, ricorda il delizioso Down with love, ma ne rifugge il gusto per l’eccesso in favore di una sottile ironia tutta francese. Assolutamente gradevole è il personaggio del protagonista che Beigbeder, il regista-scrittore, costruisce con un pizzico di autoreferenzialità. Affascinante e romantico per collocarsi sulla falsa riga dei suoi predecessori, ma divertente e ironico per non crollare nel melodramma, Marc Marronnier è il perfetto tipo dell’intellettuale acuto, brillante, impacciato, non esageratamente avvenente, alleniano quanto basta. Nei giorni in cui il cinema internazionale perde Norah Ephron, una delle più brillanti menti e autrice di indimenticabili dialoghi e scritture per la commedia romantica, Beigbeder restituisce al pubblico dei romantici una pellicola di buon gusto, raffinata, divertente e agrodolce.


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