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Alice nel Paese delle Meraviglie

24/09/2012 10:00

Martina Calcabrini

Recensione Film, Classici Disney, alice,

Alice nel Paese delle Meraviglie

Era il lontano 1951 quando la piccola Alice faceva la sua prima comparsa sul grande schermo...

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Era il lontano 1951 quando la piccola Alice faceva la sua prima comparsa sul grande schermo. Capelli biondi, occhi azzurri, curiosità pungente e saccenza sbarazzina sono i suoi tratti distintivi. Nata dalla penna di Lewis Carroll e, un secolo dopo, animata bidimensionalmente da Clyde Geronimi (regista di capolavori come Cenerentola, La bella addormentata nel bosco e Lilly e il vagabondo), Wilfred Jackson e Hamilton Luske (autore di Pinocchio), la bambina diviene la protagonista di questo tredicesimo film d'animazione Disney.


In un tiepido pomeriggio primaverile, Alice, sua sorella Margaret e il piccolo Oreste si fermano in un fiorito parco londinese a leggere un libro di storia. Alice, però, si annoia e comincia a seguire uno strambo coniglio bianco, che corre gridando di essere in ritardo. Senza neanche rendersene conto, la bambina finisce in un paese delle meraviglie popolato da creature misteriose che parlano, ballano e cantano e che, invece di aiutarla a tornare a casa, vogliono, più o meno insistentemente, invitarla a rimanere.


Ispirati dai romanzi Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie e Alice attraverso lo specchio, annullando il confine tra realtà e immaginazione, tra sogno e follia e tra mostri reali e semplici chimere, i registi statunitensi realizzano il più vivace e musicalmente avvincente lungometraggio della Disney. Un sogno ad occhi aperti, una realtà parallela in cui tutti è concesso, un labirintico delirio allucinato in cui niente è come sembra e nessuno è chi dice di essere. Alice guarda la propria immagine riflessa nel laghetto del parco, l'attenzione si focalizza lentamente sui movimenti dell'acqua che, attraverso cerchi concentrici, ne distorcono il riflesso e, infine, conduce personaggi e spettatori in un mondo altro, in una dimensione alternativa, in un vero e proprio regno stregato. I personaggi del regno magico non accettano di buon grado l'”intrusa”, e risultando piuttosto scortesi, arroganti e ostili. Fortunatamente Alice è una bambina intelligente e sicura di sé e sebbene, come ogni essere umano, abbia momenti di sconforto, riesce ad imparare la lezione dai propri errori per non commetterne di nuovi. Colorata, movimentata, piena di canzonette, filastrocche e bizzarri modi di dire, la pellicola disneyana non ebbe, però, il successo sperato. I numerosi giochi di parole, le freddure sociali e sociologiche, le irriverenti parodie di personaggi più o meno conosciuti, hanno reso il cartone animato difficilmente comprensibile al pubblico dei più piccoli. Alice nel paese delle meraviglie rimane un'eccentrica girandola di emozioni contrastanti e contrastate che, affiancate da nonsense esagerati, trasformano il sogno di una bambina di sette anni in una fiaba gotica e stravagante in cui persino la Regina di Cuori altro non è che una matta da legare.


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