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Forgotten

24/09/2012 11:00

Erika Pomella

Recensione Film,

Forgotten

Una promessa è una promessa; non è solo il titolo di un film natalizio, ma l’assunto iniziale dell’horror tedesco presentato fuori concorso alla 69° Mostra Inte

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Una promessa è una promessa; non è solo il titolo di un film natalizio, ma l’assunto iniziale dell’horror tedesco presentato fuori concorso alla 69° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Du Hast es versprochen è il lungometraggio di Alex Schmidt, regista al suo esordio. La vicenda ruota intorno ad Hanna (Mina Tander) che, in seguito ad un evento tragico, reicontra la sua vecchia amica d’infanzia Clarisse (Laura De Boer). Le due, insieme alla piccola Lea, decidono di intraprendere un viaggio sull’isola dove hanno passato l’infanzia. Arrivate alla villa dove trascorrevano le estati, le due donne vengono colpite da una serie di misteriosi eventi, che porteranno alla luce ricordi che Hanna aveva cercato di dimenticare.


C’è un vecchio monito che invita a non fare promesse se non si è assolutamente certi di poter mantenere. Con l’innocente crudeltà dell’infanzia, Hanna non dà il giusto peso alle parole che pronuncia e, anni dopo, si trova intrappolata nella rete di morte scatenata dalla manchevolezza della parola data. La storia che Schmidt mette in scena, con un’estetica che riesce a creare atmosfere da brivido, è il racconto viscerale di un’amicizia tutta al femminile che sfocia nell’ossessione. La competitività del mondo femminile al cinema trova radici solide e collaudate, che affondano in film come Eva contro Eva o il più conturbante Che fine ha fatto Baby Jane, con il quale Forgotten ha più di un elemento in comune. La storia di queste due donne, una sempre amata da tutti, l'altra respinta, allontanata, derisa, attraverso il destino giunge a capovolgere situazioni e ruoli, rendendo carnefice la vittima, in una vendetta dal gusto dolceamaro.


Protagoniste indiscusse della pellicola sono l’invidia e la delusione di vedersi respinte a favore di qualcun altro e rabbia e vendetta diventano i motori drammaturgici della pellicola. Hanna paga per una colpa di cui non è consapevole, che ha rimosso inconsciamente, e proprio in questo tentativo di dimenticare risiede la sua colpevolezza, il motivo per cui viene richiamata in una dimensione luciferina dalla quale era scappata e dalla quale, ora, non potrà più fuggire. Forgotten è un horror egregiamente confezionato che, dopo un incipit lento, precipita nel mondo dell’orrore recuperando e reinventando gli stilemi di un genere fortemente stereotipato. L’immagine spettrale di una bambina si fonde con l’inquietante suono di sassolini lanciati contro una finestra chiusa; allo stesso tempo il regista porta questa dimensione orrorifica nella quotidianità, dandole un’accezione più reale e concreta. E lo sguardo folle del “mostro” perturba laddove scricchiolii e apparizioni improvvise riescono solo a metà. Guardatevi dalle promesse che fate.


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