Manifesto della poetica pasoliniana, pastiche visivo di arte, letteratura, musica, cinema: se si dovesse pensare ad un film che rappresenta l'essenza di Pier Paolo Pasolini sarebbe di certo Mamma Roma. Per il suo secondo film – venuto solo un anno dopo Accattone - Pasolini costruisce un'epica indimenticabile, giocando la sua intera riuscita su una commistione di scelte registiche opposte, su una morale degli ossimori, come da felice definizione di Morandini.
Mamma Roma (Anna Magnani) è una prostituta di borgata che decide di cambiare vita per amore del suo unico figlio Ettore (Ettore Garofolo), ignaro della sua professione. Quando sembra che la vita le abbia concesso una seconda possibilità il suo protettore (Franco Citti) torna a bussare con violenza alla sua porta. Scoperta l'attività della madre, Ettore abbandonerà la vita onesta per la piccola criminalità e, arrestato, morirà in ospedale tra molte agonie
Pasolini immagina per antitesi ogni aspetto del suo film. Ad iniziare dalle scelte attoriali, che lo conducono a circondare una delle migliori interpretazioni di Anna Magnani – secondo il regista la più grande tra le attrici italiane - con le recitazioni ora zoppicanti ora sconvolgenti di dilettanti presi dalla strada. Il contrasto stridente e intenso fra il talento dell'attrice e la genuinità dolorosa dei ragazzi di borgata, espande nello spazio del film la presenza della Magnani, che riecheggia sul set di una Roma vuota e squallida, nella periferia devastata dal boom edilizio di inizio anni '60. Interamente girato tra Casal Bertone, Quadraro e Parco degli Acquedotti, nella borgata romana che fa da sfondo anche ai suoi più celebri romanzi, Pasolini ambienta una vicenda che ha un carattere persino più trasgressivo di altre sue pellicole estreme.
Protagonista è una donna, un personaggio tranchant, concepito al di fuori dagli schemi dell'epoca.
Scandalosa per mestiere, volto e recitazione, Mamma Roma è portata dalla Magnani sullo schermo come una presenza imponente, sgraziata e magnifica. Poi c'è il contesto, l'Italia che costruisce, galoppa, guadagna e intanto travolge i deboli che, inevitabilmente, restano indietro a guardare la città intorno a sé ingrandirsi e allontanarsi sempre di più.
Ma Pasolini imposta sulle opposizioni soprattutto la scrittura del film. La vicenda umile della prostituta borgatara folle d'amore per il suo unico figlio è trattata alla stregua di una chanson de geste o di una tragedia greca, dove l'edipica relazione fra Mamma Roma ed Ettore riceve il massimo della nobilitazione possibile per immagini. Intere sequenze studiate come in una composizione pittorica, teorizzate dall'insegnamento di Roberto Longhi – maestro di Pasolini, al quale il film è dedicato – e ispirate, fino a diventarne citazione, dai maestri del Rinascimento italiano e da Caravaggio e accompagnate da colonne sonore baroccheggianti. Basti pensare alla celebre inquadratura di Ettore, morto sul tavolo come il Cristo di Mantegna, per rendersi conto attraverso quale cultura visiva Pasolini abbia eleborato quest'immagine iconica, per dare eroica morte anche ad un personaggio appartenente agli “ultimi”. Senza filtri né mediazioni, ma con un'eleganza luministica unica e una tecnica perfetta, merito anche dell'indimenticabile fotografia “caravaggesca” di Tonino Delli Colli, Pasolini porta sullo schermo, all'inizio degli anni '60, una riflessione profetica e amara sul cambiamento inarrestabile del Paese attraverso la storia della tragica caduta di un personaggio misero e dell'impossibilità per i più poveri di sfuggire ad un destino di sofferenze che l'imminente progresso, a dispetto del suo apparire, non è ancora in grado di scacciare
Genere: drammatico
Titolo originale: Mamma Roma
Paese/Anno: Italia, 1962
Regia: Pier Paolo Pasolini
Sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini, Sergio Citti
Fotografia: Tonino Delli Colli
Montaggio: Nino Baragli
Interpreti: Anna Magnani, Franco Citti, Silvana Corsini
Colonna sonora: Carlo Rustichelli
Produzione: Arco Film
Durata: 102'