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Carlo!

05/06/2013 11:00

Erika Pomella

Recensione Film,

Carlo!

Quale verità si nasconde dietro la maschera tragicomica del protagonista e regista di film come Viaggi di Nozze e C’era un cinese in coma? Come si può districar

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Quale verità si nasconde dietro la maschera tragicomica del protagonista e regista di film come Viaggi di Nozze e C’era un cinese in coma? Come si può districare il filo della vita privata da quello in continuo divenire della sua carriera? Perché Carlo Verdone è essenzialmente questo: un uomo che si è dedicato al suo amore per il cinema decidendo di regalarsi al grande pubblico, di mercificarsi in oggetto di celluloide da inseguire sul grande schermo, con più o meno soddisfazione. Divenuto negli anni uno dei volti iconografici del cinema italico, l’interprete romano - definito da molti il degno erede di Alberto Sordi - si racconta oggi in un documentario, sotto gli occhi vigili di Fabio Ferzetti e Gianfranco Giagni.


Utilizzando gli elementi stilistici propri del genere documentaristico i due autori celebrano Carlo Verdone, dipingendone la figura attraverso le interviste ad amici e collaboratori, portando alla ribalta quei volti che, negli anni, sono diventati emblema di questo tipo di cinema. Ecco allora che i commenti di Favino si alternano a quelle di Claudia Gerini, passando per Micaela Ramazzotti, Toni Servillo e così via. Carlo! è il tentativo di celebrare non tanto la persona a se stante, quanto piuttosto i trent’anni di carriera che l’attore si porta sulle spalle. La macchina da presa si diverte a perdersi lungo una zona d’ombra forse ancora inesplorata, quella che conduce il pubblico verso il privato. Perciò ad essere portato sul grande schermo non è più – o non solo – il volto più riconoscibile dell’interprete, ma quello più intimistico. Ferzetti e Giagni entrano dentro casa di Verdone e, in definitiva, dentro la sua stessa vita.


Nei quasi ottanta minuti di un prodotto documentaristico che mira a divertire oltre che a istruire il proprio pubblico, i due registi visitano il mondo verdoniano, passando per i luoghi simbolo della sua produzione, come gli Studios di Cinecittà e Ostia. Tuttavia il lavoro dei due autori va anche molto più in profondità: come due bambini curiosi, Ferzetti e Giagni si divertono a vivisezionare il corpus delle opere del cineasta romano, cercando di coglierne non solo il funzionamento e gli elementi che ne hanno sancito il successo, ma anche quella linea più oscura, che serpeggia sotto il racconto di una romanità quasi sempre comica nel suo patetismo. Le pellicole che vedono Verdone come protagonista – sia in veste d’attore che di regista – diventano, agli occhi dei metteurs en scene, sedute spassose di psicoterapia, uno specchio di celluloide dove poter comprendere a pieno chi sia, in definitiva, Carlo Verdone.


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