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Cha Cha Cha

19/06/2013 10:00

Erika Pomella

Recensione Film,

Cha Cha Cha

A quattro anni di distanza da Fortapàsc, il regista Marco Risi torna al cinema con una storia di morte e corruzione, adagiandola sullo scenario di una Roma avvo

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A quattro anni di distanza da Fortapàsc, il regista Marco Risi torna al cinema con una storia di morte e corruzione, adagiandola sullo scenario di una Roma avvolta da tinte scure e note blues. In Cha Cha Cha non si trovano sprazzi di sole a illuminare un'umanità rumorosa e ridondante; l'accento romanesco non serve più a ridere e scherzare dei mali della società, ma a portare alla ribalta una corruzione che è in ogni luogo, attraverso la presenza di micro-tecnologie che spiano, guardano, intercettano, svelano, indagano e, a volte, portano in primo piano l'orrore. Ed è con l'orrore che il film si apre.


La macchina da presa segue da vicino l’immagine di un gruppo di cani che si ciba di un cadavere abbandonato in un parco. È l’inizio delle indagini dell’ispettore Corso (Luca Argentero), un ex poliziotto tutto d’un pezzo che è stato costretto a reinventarsi, vestendo i panni di detective privato, dopo che uno scandalo del suo passato l’ha costretto ad allontanarsi dalle forze dell’ordine, per colpa anche del commissario Torre (Claudio Amendola), che si troverà suo malgrado coinvolto nel caso dell’omicidio. Corso, muovendosi solitario tra corruzione e brutture, con uno sguardo sempre cinico, cercherà di risolvere il mistero legato all’assassinato, il figlio di Michelle (Eva Herzigova), attrice che ha avuto, in passato, una liason amorosa con lo stesso investigatore, ed ora legata ad un uomo potente che sembra capace, da solo, di muovere le fila di una città intera.


Marco Risi dirige un noir sicuro e solido, che poggia le sue migliori qualità su una sceneggiatura attenta sia alla coerenza interna del racconto, sia, soprattutto, al ritmo, che pur non essendo forsennato riesce a pungolare la curiosità del pubblico. Questo anche grazie ad un cast convincente: Luca Argentero – fresco della sua interpretazione a tinte nere ne Il Cecchino di Michele Placido – riesce ad immergersi nei panni di quest’uomo solitario e cinico, tradito dalla vita e dalla società; anche se la vera sorpresa è rappresentata dal redivivo Claudio Amendola che, dopo anni di fiction tv e ruoli al limite della farsa, ritrova il suo lato più coriaceo nell'interpretazione di un uomo d’altri tempi, che segue la legge con una rigidità apparentemente fuori moda nel contesto sociale attuale. La protagonista che rivaleggia con i volti divistici, infine, è Roma, capitale tentacolare e antro infernale cupo e fuligginoso, dove i colori e le tinte scure ben rimandano il ritratto di un mondo in disfacimento, e dove l’happy ending sembra solo un mero miraggio. Cha cha cha prende le sembianze di una danza che oscilla tra disperazione e speranza, tra la lotta forsennata per emergere dal marciume e la rassegnata consapevolezza che il male, semplicemente, è di difficile estirpazione.


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