Nel momento in cui Toy Story - Il mondo dei giocattoli (1995) è approdato sugli schemi cinematografici di tutto il mondo, è stato subito chiaro come il mondo dell'animazione si sarebbe reso protagonista di un'immediata rivoluzione. Da allora sempre più spesso vengono prodotti film curatissimi, non più destinati solo al pubblico dei più piccoli ma anche agli adulti che li accompagnano in sala o agli eterni Peter Pan che proprio non ne vogliono sapere di crescere. Oggi la computer grafica è un fenomeno consolidato per l'industria cinematografica: ne ha ampliato le potenzialità rendendo possibile ciò che fino a pochi anni fa non sembrava tale. Anche per questo motivo un film come The Secret of Kells colpisce e affascina fin da subito, ponendosi in contrapposizione con le consuetudini dell’animazione odierna. Ambientato in un monastero durante il IX secolo, la storia ruota intorno alla creazione del Libro di Kells, un manoscritto realmente esistente, dichiarato tesoro nazionale irlandese. L’abate Cellach, ossessionato dalla difesa dell’Abbazia di Kells, spera che Brendan, il nipote dodicenne, segua i suoi passi. Quando arriva nel monastero l’anziano miniatore Aidan, il ragazzo capirà che la sua strada è quella di proteggere il misterioso Libro di Kells per donargli nuova vita attraverso le sue illustrazioni. La protezione del manoscritto diventerà prioritaria per il giovane, che dovrà affrontare le proprie paure per salvare lui e il prezioso libro. Quel che affascina non è tanto il soggetto ma la tecnica d’animazione utilizzata: sembra di assistere a un ritorno alle origini in cui carta e matite colorate riescono a regalare, oggi come in passato, emozioni variegate a un pubblico ormai assuefatto dai virtuosismi - a volte senza cuore - della computer grafica. Lavorare con il metodo classico è una scelta che aggiunge valore alla trama in termini di immedesimazione, poiché si prova la sensazione di viaggiare all’interno delle miniature disegnate da Aidan e da Brendan, forse perché anche loro utilizzano quegli stessi strumenti per dare vita al libro. La volontà di rendere i personaggi stilizzati, vicini a quelli ritratti all’interno delle miniature non allontana bensì conquista e rende ancora più forte il legame con l’ambientazione. Nelle tematiche trattate si avverte l’influenza del maestro Hayao Miyazaki: l’innocenza e la forza racchiuse nel mondo dell’infanzia e della natura si rivelano le chiavi per superare ogni ostacolo. Allo stesso tempo è forte l’influenza della cultura irlandese, riconoscibile nell’uso dei colori vivaci e nell'universo mitologico accuratamente messo in scena. Candidato agli Oscar come Miglior Film d’Animazione nel 2010, The Secret of Kells è un lungometraggio breve - appena 75 minuti - che cattura e stupisce. Sicuramente non un'opera perfetta (l’unico neo resta forse il finale un po’ frettoloso) seppur capace di catturare lo sguardo e di trasportare lo spettatore di qualsiasi età all’interno di un mondo sempre più distante, fatto di mura da difendere e da barbari che attaccano, ma anche di carta e colori che, a quanto pare, hanno ancora molto da raccontare.