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In ordine di sparizione

15/06/2014 11:00

Aurora Tamigio

Recensione Film,

In ordine di sparizione

Nils (Stellan Skarsgård) conduce una vita tranquilla in una freddissima località norvegese dove guida lo spazzaneve e concorre al titolo di cittadino modello...

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Nils (Stellan Skarsgård) conduce una vita tranquilla in una freddissima località norvegese dove guida lo spazzaneve e concorre al titolo di cittadino modello. Quando però suo figlio - coinvolto in un giro di droga e cattive amicizie - viene trovato morto di overdose, Nils abbandonerà la quotidianità per la vendetta trasformandosi in un feroce serial killer.


Al fianco di due attori eccezionali, l’amico Stellan Skarsgård e l’immenso Bruno Ganz, Hans Petter Moland dirige una commedia nerissima graffiata dall’impronta tarantiniana ma raggelata, nell’imperdibile ambientazione scandinava, dalla personalissima firma del regista norvegese. La trama è un’ordinaria storia di giustizia privata, l’intreccio il più comune tema narcotico-malavitoso, ma i personaggi, il ritmo e i dialoghi - fortunata combinazione nella sceneggiatura di Kim Fupz Aakeson - fanno di In ordine di sparizione un comico erede del postmoderno hollywoodiano anni ’90, incline al pulp più macchiettistico come al più distaccato humour nordico. Se infatti, sin dalle prime sequenze, il film di Moland appare intricato come un thriller, è evidente dal principio come il regista tenda a una sdrammatizzazione assoluta non solo dei topoi del gansgter-movie ma anche della più esplicita crudeltà mostrata, parodia dell’efferatezza protagonista della letteratura e del più celebre cinema noir scandinavo. Anche quando drammatico, il tono della pellicola non manca di un umorismo sottile che attraversa i temi più neri o semplicemente fa leggera satira della notoria onestà scandinava, opposta a quella meno pronunciata dei popoli mediterranei. Di contro ai freddissimi paesaggi norvegesi che fanno da sfondo, In ordine di sparizione è un film che, fra scoppi di arma da fuoco, esecuzioni, violenza esplicita e duelli verbali, non potrebbe avere sangue più caldo: come a voler smentire tutto d’un colpo l’impostazione crudele, gelida e distaccata del thiller scandinavo, Moland dirige una pellicola che scioglie la tensione nelle risate e consente al cast di ottimi attori - solitamente impegnati nel dramma - di offrire il loro lato comico. Solo nell'esilarante duello a distanza fra il “vendicatore” Skarsgård e il padrino Ganz può inserirsi infatti un’interpretazione memorabile come quella di Päl Sverre Hagen, un cattivo hollywoodiano da manuale.


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