Il regista David Lynch filma col suo stile il concerto dei Duran Duran avvenuto nel 2011 al Mayan Theater di Los Angeles. Disponibile in sala per soli tre giorni (21-22-23 luglio) la curiosa collaborazione tra il regista americano e la band inglese, già originariamente diffuso tre anni fa sulla piattaforma Vevo, inizia con l'introduzione di Morgan che suggestiona lo spettatore, dando i motivi per cui Duran Duran Unstaged è un'opera a suo modo unica: l'incontro tra un regista fondamentale e visuale come Lynch e la musica di una delle band più famose del mondo che ha rivoluzionato parte dello scenario musicale pop degli ultimi 30 anni. E sulla carta una fusione tra la visionarietà lynchiana con la musica di Simon Le Bon e compagni poteva portare a una pellicola piena d'interesse. Un'unione particolare tra immagine e suono, due eccentricità artistiche che sprigionano la propria creatività. Purtroppo già a partire dalla prima canzone si assiste a un film sbagliato, che non centra mai i suoi obiettivi di fusione tra immagini e musica e pare, nonostante i nomi coinvolti, un prodotto falso-sperimentale che non sa dove andare e soprattutto a chi vuole arrivare. Più convenzionale e classico nella sua struttura di quanto non si pensi a prima vista, la pellicola propone in primo piano la musica del concerto dei Duran Duran e in sovraimpressione quasi fosse un'altra pellicola, i “giochi” cinematografici di Lynch. Così mentre la band suona, sullo schermo vediamo autostrade sfocate, volti di bambini, animali, elementi naturali contrasti di luce, fumi virtuali, split screen e lenti deformate. Tutto teoricamente apprezzabile ma non riuscito perché Duran Duran Unstaged non si amalgama col suo modus operandi; inoltre, la sensazione di assistere ad una crasi tra l'apparato visivo di Lynch (più povero e banale del solito, va detto) e le canzoni non si ha mai, ma si ottiene l'effetto opposto. Il concerto va da una parte e Lynch che sperimenta dall'altra. Si potrebbe pensare sia voluto, un caos di messa in scena preparato ma le associazioni di sguardo sono superficiali e finiscono per disturbare lo svolgere del concerto. Così mentre si suona Reach up for the Sunshine appare un grande sole giallo al centro dell'inquadratura, se la canzone è The man who stole a leopard arrivano puntuali immagini sfocate di leopardi, su Planet Earth, un gigante pianeta Terra invade lo schermo. Lynch alla maniera di se stesso, povero e svogliato nel ricreare qualcosa d'interessante. Duran Duran Unstaged, se non sapessimo chi è il regista, sembrerebbe un esperimento di un videomaker esordiente, che si è divertito a sovrapporre immagini durante un concerto dei Duran Duran senza un percorso tematico e stilistico da seguire e che non sorprende ma annoia e irrita. Alla fine i fan della band lo troveranno piacevole riuscendo a sopportare i suppellettili visivi di Lynch, ma le parole di Morgan nell'introduzione, “un'opera unica e mai vista”, a fine visione suonano come una grande presa in giro.