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The Giver - Il mondo di Jonas

29/09/2014 11:00

Maila Miotto

Recensione Film,

The Giver - Il mondo di Jonas

Diretto da Philip Noyce (Il collezionista di ossa, Salt) e supportato da un cast composto da attori ben noti come Jeff Bridges, Alexander Skarsgard, Katie Holme

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Diretto da Philip Noyce (Il collezionista di ossa, Salt) e supportato da un cast composto da attori ben noti come Jeff Bridges, Alexander Skarsgard, Katie Holmes e il Premio Oscar Meryl Streep, il film è la trasposizione cinematografica del romanzo fantascientifico di Lois Lowry The Giver - Il donatore.


In una società futuristica, all'essere umano alienato sono imposte regole e addestramenti affinché possa vigere ordine e una nuova disciplina. Ogni individuo viene così privato di emozioni, sentimenti, libertà e conoscenza. Quando, compiuti 12 anni, a Jonas (Brenton Thwaites) viene affidato il ruolo di Custode delle Memorie dell'Umanità, il ragazzo prende coscienza di ciò che era e di ciò che è, della materia di cui è fatto un essere umano: "Sentimento". Da quel momento in poi, la sua sarà una lotta per la giustizia e il ritorno all'umanizzazione.


All'uscita di The Giver - Il mondo di Jonas, ci si aspettava un'altra di quelle saghe che il cinema hollywoodiano dell'ultimo periodo ama. Dopo Twilight, The Hunger Games e Divergent, The Giver sembra voler seguire la stessa scia, una traccia che per gli amanti del genere non può che essere un punto a suo favore. L'idea di Lois Lowry, se anche difficilmente funziona come romanzo fantascientifico, ha il coraggio di una storia, una bella storia. Peccato che la mano di Philip Noyce abbia reso The Giver un film mediocre, di quelli che rimangono sullo schermo del cinema senza che resti alla spettatore alcuna voglia di analizzarlo, di parlarne, di discuterne. Lo sviluppo cinematografico fa perdere il senso a qualcosa di immensamente grande, sottile e vero che la trama celava: il dramma di una società che limita lo sviluppo umano, la creatività e il proprio sentire; un mondo che aliena la libertà individuale, che rende gli uomini omologati ed etichettati; una giuria che decide del futuro delle persone e che ammette l'omicidio. Non è forse un mondo che, in fin dei conti, appare già sentito e già vissuto? Una società in cui il diverso si sente emarginato, in cui la sensibilità, l'intelligenza e l'umiltà sono condannate perché pericolose - in quanto non controllabili e umane - è, in un certo senso, l'esasperazione di quella attuale. Nonostante The Giver rimanga un film che costringe a pensare, la sua è una struttura mal riuscita, che rispetta i canoni del film americano ma che, sviluppata da una mano australiana, risulta difficile da apprezzare. Nelle intenzioni poteva essere un film distopico - portato all'estremo apocalittico - oppure una pellicola caratterizzata da dramma e poesia, ma nella realizzazione si rivela solamente un mix di tutte queste caratteristiche, incapace di dare a ognuna il valore necessario e potente che la storia originaria aveva in grembo.


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