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One Cut, One Life

01/12/2014 12:00

Riccardo Tanco

Recensione Film,

One Cut, One Life

One Cut, One Life è l'ultimo film girato dal leggendario documentarista Ed Pincus, scomparso nel dicembre del 2013...

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One Cut, One Life è l'ultimo film girato dal leggendario documentarista Ed Pincus, scomparso nel dicembre del 2013. Mito del cinema americano (e non solo), il suo lavoro più importante e fondamentale è il seminale Diares: 1971-1976, epopea di cinque anni di storia statunitense narrata attraverso un racconto corale. In One Cut, One Life il celebre regista lavora insieme alla sua collaboratrice (e amica) Lucia Small per un film-documentario che testimonianza l'operato di un grande autore che, per cause personali, si è ritirato presto dal cinema. Presentato al 32° Torino Film Festival, il film è selezionato Fuori Concorso al Filmmaker Film Festival 2014.


One Cut, One Life è diviso in nove parti narrative che citano il passare delle stagioni ma, soprattutto, il fluire della vita. La coppia Pincus e Small si mette completamente a nudo - senza filtri - offrendo il proprio vissuto alla macchina da presa. Ecco allora Ed Pincus alle prese con la malattia incurabile che lo porterà alla morte, nonostante la sua volontà di vivere e continuare fino all'ultimo a fare cinema. Dalla carriera al rapporto con la moglie Jane, Pincus si autoriprende negli ultimi mesi di vita, anche mentre lavora al suo ultimo film. Dall'altra parte c'è la Small, che offre tutta sè stessa alla storia: si mostra debole dopo la perdita di due persone care, si rifugia nel film e ripensa alla sua vita e al rapporto con Ed, collega e amico. One Cut, One Life si basa sul punto di vista intimo di due esseri umani che viaggiano nel passato delle loro storie e - letteralmente - si confessano allo spettatore in un continuo scambio registico e personale. Quando è in scena Pincus, è la Small a girare; quando è protagonista la donna, Pincus prende in mano la regia dell'opera.


Oltre a essere un racconto molto personale, One Cut, One Life prova a ragionare su sè stesso e sul suo modo di porsi come opera cinematografica. Un quesito che parte proprio da Jane Pincus, moglie di Ed: il film si interroga, infatti, sul senso di documentare la propria vita per gli altri, mancando la privacy di momenti delicati per donarsi agli spettatori, anche con involontaria esibizione. Mentre lavorano alla loro opera, i due autori parlano della sua realizzazione, delle difficoltà umane e di un rapporto che va oltre il professionale. Così One Cut, One Life risulta essere in perenne montaggio, realizzato come un comune documentario ma dall'approccio estremamente naturalista. Alternando immagini d'archivio e riprese dal vero, si tratta di un'opera forse troppo teorica per prendere davvero lo spettatore. Un film sentito dai suoi autori, che però non riesce a collegarsi appieno con lo spettatore che si pone con distanza e freddezza dinnanzi a un film che pecca in autoreferenzialità e manca di passione. Nonostante la bellezza e il coraggio insito nel progetto, One Cut, One Life fatica a collegarsi con altro che non siano i suoi protagonisti, che parlano di sè e dello scorrere del tempo e delle cose, pur non restituendone l'intensità fino in fondo.


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