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Io, Arlecchino

09/06/2015 11:00

Riccardo Tanco

Recensione Film,

Io, Arlecchino

Paolo (Giorgio Pasotti) è il conduttore televisivo di un talk show pomeridiano...

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Paolo (Giorgio Pasotti) è il conduttore televisivo di un talk show pomeridiano. Quando una chiamata lo avverte che il padre Giovanni (Roberto Hertilka) è stato ricoverato in ospedale, si reca nel piccolo paese del genitore, in provincia di Bergamo, per scoprirlo gravemente malato. Così Paolo cerca di ricostruire il rapporto con il padre, attore teatrale e celebre Arlecchino, aiutandolo ad allestire un nuovo spettacolo.


Presentato al Festival del Cinema di Roma nel 2014, Io, Arlecchino è l'esordio alla regia dell'attore Giorgio Pasotti, in collaborazione con Matteo Bini. Il film usa i meccanismi della commedia più convenzionale e i toni leggeri di una favola moderna, poggiandosi su una scrittura che si serve della semplicità e dell'immediatezza di contenuto. La parabola è quella di Paolo, conduttore televisivo che a seguito di una telefonata va a far visita al padre, attore teatrale gravemente malato. Io, Arlecchino gioca su contrasti molto basici come la superficialità del mondo cittadino contro la purezza del borgo di paese: se nel primo caso quello che conta è l'ambizione e il successo, dall'altra parte si vive di passione e semplicità. Un'antitesi che il film della coppa Pasotti-Bini mostra ancora più esplicitamente nel contrapporre il mondo tutto luccichii e falsità della televisione al glorioso e snobbato Teatro, omaggiato con la figura della maschera di Arlecchino. La sceneggiatura stessa gira tutta intorno a uno spettacolo della Commedia Dell'Arte.


Io, Arlecchino ha il carattere del film genuino perché prende a cuore i personaggi e prova a renderne il sostrato emotivo (riuscito nel caso del rapporto tra Giovanni e Paolo) ma ha anche l'ingenuità di un'opera che, seppur con basse pretese, offre ben poche sorprese. Il canovaccio narrativo diventa subito preventivabile nelle svolte di racconto e nelle evoluzioni dei personaggi, risultando in questo anche forzato. Così, se le cose migliori e più sincere provengono dall'intimità del legame tra un padre e un figlio, Io, Arlecchino non riesce a evitare le banalità di un film sulla riscoperta di valori veri e delle proprie radici. Pasotti costruisce un binario e decide di percorrerlo senza rischi, grossolano nella critica a un certo modo di vivere moderno e retorico nel racconto del paesello felice tra teatro,amore e sentimenti.


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