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Wolf Creek 2 - La preda sei tu

10/06/2015 10:00

Riccardo Tanco

Recensione Film,

Wolf Creek 2 - La preda sei tu

Nel profondo outback australiano due giovani turisti, Katarina (Shannon Ashlyn) e Rutger (Philippe Klaus), sono in vacanza per visitare il Wolf Creek Center...

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Nel profondo outback australiano due giovani turisti, Katarina (Shannon Ashlyn) e Rutger (Philippe Klaus), sono in vacanza per visitare il Wolf Creek Center. Durante la notte i due ragazzi vengono notati da Mick Taylor (John Jarratt) che, fingendo di aiutarli, li aggredisce. Katarina si salva e trova aiuto in Paul (Ryan Corr), ma Mick li sta ancora cercando.


Dopo il primo film del 2005, Wolf Creek, ispirato a una storia vera e divenuto col tempo un cult di genere, il regista Greg McLean torna al cinema con un sequel, presentato Fuori Concorso al Festival di Venezia nel 2013. In Italia, approda due anni dopo nelle sale. Se il primo episodio era un thriller astratto e antispettacolare, che si concedeva pochi e concentrati momenti da cinema sanguinolento e giocava tutto su un'atmosfera cinica e allucinata, in Wolf Creek 2 McLean prosegue sul sottogenere dell'ozploitation: ancora una volta, si tratta di un film prevalentemente thriller o horror, a basso costo, ambientato in Australia. Il deserto australiano torna protagonista in questo film e ritroviamo il personaggio dello psicotico killer Mick Taylor, ancora interpretato da John Jarratt.


I riferimenti e l'immaginario a cui McLean si rivolge sono ben definiti: da Non aprite quella porta a Un tranquillo weekend di paura fino ai cult misconosciuti Wake In Fright e Long Weekend, che condividono con questo sequel l'ambientazione. Più articolato rispetto alla secchezza narrativa ed estetica del precedente, Wolf Creek 2 spinge sulla sua parte più splatter: il sangue, la violenza e il terrore si manifestano in maniera più tangibile anche nella messa in scena da opera post-apocalittica moderna. McLean afferra le atmosfere horror da exploitation e, pur restando nel campo del thriller disturbante, realizza un film dall'aria mortifera, dove la gentilezza e la gioventù non sono armi di difesa ma - anzi - elementi per essere considerati esche. Per trasmettere il giusto senso dell'archetipo del redneck cinematografico, il personaggio di Mick Taylor diventa qui una sorta di orco australiano che porta con sé l'odio per gli invasori della propria patria (siano essi turisti ignari o risalenti alla Storia). Il tono e l'atmosfera sono funzionali, ma forse McLean poco osa in spirito d'innovazione: seppur con mestiere e aumento della dose, il regista si limita a riprendere lo spirito e il meccanismo già noto dal primo Wolf Creek.


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