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Heart of the sea - Le origini di Moby Dick

04/12/2015 12:00

Roberto Semprebene

Recensione Film,

Heart of the sea - Le origini di Moby Dick

Il classico di Herman Melville, Moby Dick, è un libro senza tempo che non ha bisogno di presentazioni...

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Il classico di Herman Melville, Moby Dick, è un libro senza tempo che non ha bisogno di presentazioni. Quello che però non era noto ai più è che Melville si ispirò a fatti realmente accaduti nel 1820, quando la baleniera Essex, al comando di George Pollard, venne affondata da un bianco capodoglio nell’Oceano Pacifico, mentre inseguiva la propria fortuna per acque sconosciute. A sua volta ispirato dal libro di Nathaniel Philbrick, che ricostruisce la vera storia della Essex, Ron Howard imposta il proprio film come “la storia di due uomini”: quella del capitano Pollard (Benjamin Walker), ma soprattutto del Primo Ufficiale Owen Chase (Chris Hemsworth). Provenienti da famiglie di estrazione completamente diversa, i due uomini troveranno un punto di vista comune solo quando il dramma che si trovano a vivere li pone di necessità dalla stessa parte. La storia è raccontata a viva voce, nel corso di una buia notte, da Thomas Nickerson (Tom Holland/Brendan Gleeson), ultimo sopravvissuto al disastro della Essex, custode di una verità che - per lui - non ha il culmine del dramma nella balena bianca quanto piuttosto nelle conseguenze dell’interminabile naufragio cui fu sottoposto l’equipaggio.


Howard focalizza la sua attenzione sull’aspetto umano della vicenda: prologo ed epilogo, come buona parte del corpo centrale, vedono nel contrasto fra Chase e Pollard e nella descrizione della vita a bordo delle baleniere il punto centrale di una narrazione che in tal senso non decolla mai in modo pieno. A ben vedere, neanche dopo l’incontro con il capodoglio. La sfida fra Pollard e Chase è nettamente a favore di quest’ultimo, sia in termini di carisma del personaggio che di resa dell’attore: non c’è un momento in cui Pollard risulti avere quel quid in più per far pendere dalla sua parte l’ago della bilancia. In prospettiva, va detto che questo toglie mordente al racconto. A dispetto di una ricostruzione sontuosa della nave e degli ambienti marini, il film manca di un certo grado di pathos: il confronto con la balena è sicuramente ben realizzato e si fa foriero di una serie di significati impliciti che spaziano dal conflitto natura/cultura a una visione progressiva del destino dell’uomo, della sua capacità di adattamento e della sua coerenza rispetto a ideali spesso in contrasto con le esigenze di una società capitalistica in marcata affermazione. Ma, nel complesso, le letture più profonde di Heart of the Sea sono corollari della storia in sé: nel tentativo di essere realistica, nella sua straordinarietà, la vicenda si fa un po’ troppo lenta e, al contempo, paradossalmente troppo rapida nei momenti di conflitto.


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