Le premesse di Risorto, nuovo film di Kevin Reynolds, sono da rintracciare fra le pagine dell’omonimo libro di Angela Hunt, dedicate ai giorni immediatamente successivi la crocifissione di Gesù. Il tribuno Clavius (Joseph Fiennes), già incaricato da Ponzio Pilato (Peter Firth) di seppellire Gesù (Cliff Curtis) in un sepolcro anziché abbandonarlo nella fossa comune, riceve l’ordine di far sorvegliare la tomba per i tre giorni successivi alla morte, in modo da dare al sinedrio la prova che il profeta non era altro che un ciarlatano. I soldati messi di guardia da Clavius si ubriacano e si addormentano nel mezzo della loro veglia e il terzo giorno il sepolcro viene trovato vuoto. Clavius è allora incaricato di ritrovare il cadavere trafugato, ma l’indagine cui si dedica lo porterà a essere testimone di qualcosa che la sua mente non può spiegare. Sulla carta Risorto affronta un tema interessante - di fatto il più importante per la religione cristiana - focalizzandosi sulla morte e resurrezione di Gesù Cristo da un’ottica idealmente terza, ovvero quella di un soldato romano. La realizzazione pratica del film sconfessa qualsiasi velleità di regista e sceneggiatori, costruendo un’opera dal sapore fortemente televisivo e caratterizzata dalla mancata fusione di generi diversi, che spaziano dal peplum al thriller per risolversi spesso in un’involontaria commedia. Nella prima parte, il film cerca di impostare un approccio abbastanza corretto dal punto di vista filologico, inserendo usi e costumi romani, tecniche militari e una verosimile noncuranza per le credenze degli ebrei. Ma il rapporto col Trascendente è uno dei punti più deboli del film. Fiennes si impegna nel mettere in scena lo scettico Clavius e i suoi turbamenti interiori, ma non riesce a farli emergere e porta sullo schermo un personaggio piuttosto monocorde. Il tribuno è costretto a interrogare, con l’ausilio del nuovo assistente Lucius (Tom Felton) testimoni apparentemente inattendibili della sparizione e della resurrezione di Gesù: Clavius mantiene la calma anche di fronte a espressioni di esaltazione, probabilmente verosimili, ma che sullo schermo perdono di qualsiasi pathos e fanno apparire i convertiti come degli ingenui esaltati. Questa sensazione diventa ancora più forte a partire dal momento in cui, testimone con i discepoli e Maria Maddalena dell’effettiva resurrezione del Cristo, Clavius decide di unirsi ai dodici per rivedere Gesù. Il viaggio verso la Galilea, in ragione della caratterizzazione dei discepoli, trasforma il film in un’involontaria e comica rivisitazione de Lo Hobbit: "la compagnia" è impegnata a sfuggire ai soldati romani camminando carponi, a cenare intorno al fuoco fra scoppi di allegria ingiustificatamente esagerati; alla ricerca di un Gesù dallo sguardo sempre bonariamente canzonatorio. Se è vero che l’aspetto mistico de Il Signore degli Anelli è riconducibile a forti influenze di matrice cristiana, il fatto che il film di Jackson risulti nel proprio rapporto con la spiritualità molto più credibile di Risorto dovrebbe dire pressoché tutto sull'ultima fatica di Reynolds.