Ispirato al libro di Richard Matheson, ma ad esso non pienamente aderente, Io sono leggenda è soprattutto la celebrazione di Will Smith, che dà volto e fisico prestante al protagonista Robert Neville. Rimasto apparentemente solo al mondo, Neville è alla quotidiana ricerca di segnali di vita umana in una New York post-apocalittica. A fargli compagnia in quella che davvero è diventata una giungla metropolitana, c’è la fedele Sam, un pastore tedesco che mai come in questo film interpreta il ruolo di migliore (unico?) amico dell’uomo. Il film si districa fra la narrazione al presente della vita di Neville, ultimo sopravvissuto al contagio di un virus che, trasforma uomini e bestie in mostri assetati di sangue e particolarmente sensibili alla luce solare, e flashback rivelatori del passato. La prima considerazione da fare è una constatazione: Will Smith è un attore che sa tenere la scena. Fatta eccezione per Sam che si rivela un’ottima attrice, Smith è praticamente l’unico personaggio del film, ma regge il peso del suo ruolo con disinvoltura, non annoia ed interpreta con discreta credibilità un paio di passaggi abbastanza complessi in termini di espressione delle emozioni e delle difficoltà legate alla solitudine. Il film tiene efficacemente in ansia per tre quarti della sua durata, un paio di scene creano una grande tensione, il che, insieme ai diversi colpi di scena da brivido, fa tornare alla mente videogames ansiogeni come Silent Hill e Resident Evil. Nel complesso anche quando si è al sicuro, non ci si sente mai al sicuro, il che per un film del genere è sicuramente positivo. La nota stonata in merito è che gli effetti speciali e la resa della computer-grafica, in particolare per i mostri, non si rivelano all’altezza. A dispetto del genere cui appartiene, Io sono leggenda è un film sulla speranza e sulla fede, sul senso di responsabilità personale e sulla predestinazione: sebbene in alcuni momenti il modo in cui questo si palesa sia evidente e banale, riesce a riprendersi un minimo con alcuni passaggi vagamente poetici. L’altro topos è la solitudine, ovvero l’incapacità dell’uomo di vivere da solo, di abituarsi ad una condizione di vita che esclude i contatti sociali. Il comparto musicale è in buona parte affidato a Bob Marley, idolatrato dal protagonista e portatore di un messaggio di speranza che ben si lega con quanto detto sopra. Nel complesso Io sono leggenda è un film che regge dignitosamente, ma che non ha caratteristiche tali da far gridare al miracolo. Un buon blockbuster, che intrattiene bene ma non lascia nulla di troppo concreto.