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Soul Kitchen

13/01/2010 11:00

Chiara Napoleoni

Recensione Film,

Soul Kitchen

Un frizzante incastro di arte e multiculturalismo dà la luce - dopo il successo de La sposa turca - all’ultimo lungometraggio di Fatih Akin...

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Un frizzante incastro di arte e multiculturalismo dà la luce - dopo il successo de La sposa turca - all’ultimo lungometraggio di Fatih Akin. A stupire, nonostante il proverbiale ritorno alle sue origini, è qui l’inaspettata via della commedia.


Zinos (Adam Bousdokos) è un passionale capellone greco che gestisce un ristorante nella periferia di Amburgo, il "Soul Kitchen": locale spento e abbandonato a se stesso, amato solo dal suo proprietario e condannato ad un destino incerto. L’ordinaria vita di Zinos però cambierà radicalmente dopo una serie di sfortunati eventi: la fidanzata diafana e upper-class lo lascerà da solo con una webcam per andare a lavorare come corrispondente a Shangai; il fratello Ilias (Moritz Bleibtreu) piomberà dal carcere in cerca di lavoro con l’unico scopo di garantirsi la libera uscita; un ex compagno di scuola tenterà in tutti i modi di mandare il locale in rovina e, come se non bastasse, una fastidiosa ernia del disco impedirà a Zinos di poter cucinare. Queste le premesse sventurate per una commedia ricca di musica, golosità e sfumature. Un elogio delle passioni - dal sesso alla cucina - condito con un bel po’ di melodia.


L’ultima opera del regista turco-tedesco si presenta così, come un vivace tranche de vie narrato da personaggi unici e coloriti, tra cui un cuoco circense, un vecchio marinaio esilarante e un temibile “scrocchia-ossa” turco, che coinvolgono fin dalle prime battute, sebbene spesso la sceneggiatura rischi di non essere particolarmente originale, abusando un po’ troppo dei topoi della risata. Soul Kitchen, titolo dichiaratamente ispirato da una canzone dei Doors - non inclusa nella colonna sonora per colpa degli esosi diritti d’autore - non è però solo commedia, è anche verità autobiografica che rispecchia la vita di Akin, la sua origine turco-tedesca e la sua città, Amburgo. La musica, che varia dal rhythm and blues, al rock e all’elettronica, accompagna la visione dinamica e personale di una grigia metropoli multietnica, colorata da un bouquet di personaggi azzeccatissimi. Primo fra tutti il protagonista, interpretato dal greco Adam Bousdokos, il quale oltre a prendersi i meriti per la recitazione divide quelli per la sceneggiatura con il turco Akin e dà al film un vero temperamento mediterraneo in terra straniera, dipingendolo come una commedia dalla struttura semplice ma intelligente, che strappa più di una risata e dimostra che in arte anche le distanze più lontane vengono oltrepassate facilmente.


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