Christine (Sylvie Testud) è una ragazza affetta da sclerosi multipla a placche e per questo condannata a vivere il resto della sua vita su una sedia a rotelle. Decide di andare a Lourdes, scettica, per uscire dalla routine a cui la malattia la condanna. Una notte, inspiegabilmente, riesce ad aprire le mani e ad alzarsi in piedi. I suoi compagni di viaggio, fedeli devoti e non, pellegrini malati e non, gridano al miracolo e cominciano a salutarla con ammirazione e invidia. Con un velo di interesse, la guarda invece Kuno (Bruno Todeschini), un affascinante membro dell’Ordine di Malta e per Christine si apre uno spiraglio di felicità e speranza per il futuro. Al contrario di ciò che molti penseranno giudicandolo dal titolo, Lourdes non è un film religioso. È un occhio distaccato su un evento, “un paradosso, un'incrinatura della logica che ci guida verso la morte”; appunto, il miracolo. E intorno al miracolo viene raccontata l’attesa, la speranza e le conseguenze che un’improbabilità dispiega intorno a sé. Tutto questo è raccontato sapientemente da Jessica Hausner, meticolosa e imparziale. Osserva in silenzio rituali e ideologie, lascia vivere allo spettatore l’esperienza posizionandolo tra i pellegrini; non mancando di geniali tocchi d’autore. Un esempio è l’uso simbolico delle tende bianche: varco per una zona liminale che sancisce l’apparente passaggio verso il sacro e che svela in realtà un processo rituale privo di risposte. Non manca l’umorismo e un pizzico di sarcasmo ma la regista riesce a non parodiare, osserva con gli stessi occhi del suo personaggio, non credente, ma alla quale il probabile miracolo ha toccato. E dunque Christine si chiede se è proprio la persona giusta e agli spettatori si chiede se siamo in realtà in balia del caso, mentre i credenti si dividono nell’invidia e nell’attesa. Attesa che è un elemento chiave della pellicola: i pellegrini procedono con la speranza che qualcosa accada e aspettano, ma se non accade nulla riproveranno l’anno successivo senza farsene un cruccio. Tutto questo è racchiuso intelligentemente nella scena della foto. Tutti si dispongono e aspettano, poi c’è lo scatto e qualcosa accade, prima che si rompano le righe e ognuno torni alla propria esistenza. Lourdes racconta un miracolo, o una momentanea guarigione prima di una ricaduta. Vengono ascoltati i sacerdoti e una giuria di medici. Jessica Hausner non fa altro che raccontare una storia; toccherà allo spettatore qualificarla. Se è possibile interferire col proprio destino o se non siamo “altro che un palloncino in balìa del caso”, questo, lo deciderete voi. Di sicuro Lourdes vola alto.