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Colonia

25/05/2016 11:00

Riccardo Tanco

Recensione Film,

Colonia

Durante il colpo di stato militare avvenuto in Cile nel 1973, il fotografo Daniel (Daniel Bruhl) viene rapito dalla polizia segreta del generale Pinochet e port

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Durante il colpo di stato militare avvenuto in Cile nel 1973, il fotografo Daniel (Daniel Bruhl) viene rapito dalla polizia segreta del generale Pinochet e portato in un luogo segreto. La fidanzata di Daniel, Lena (Emma Watson) scopre che il ragazzo è stato trasferito alla Colonia Dignidad, sorta di luogo spirituale che nasconde terribili segreti e gestito dal predicatore Paul Shafer (Michael Nyqvist). Lena decide di aggregarsi alla colonia con lo scopo di trovare e salvare Daniel.


Presentato in anteprima al Toronto Film Festival nel 2015, Colonia è il quarto film diretto dal regista tedesco Florian Gallenberger che si ispira alla storia vera della Colonia Dignidad che durante la dittatura di Pinochet, fu uno dei principali luoghi di tortura per i prigionieri politici oltre che una setta religiosa comandata dal predicatore Paul Shafer, accusato di molestie sessuali su minori all'interno della colonia.


I giovani Daniel e Lena sono una coppia innamorata che si trova in Cile a causa dell'impegno politico di lui, fiero sostenitore di Salvador Allende. Quando Pinochet compie il colpo di stato, Daniel viene rapito e Lena si mette sulle sue tracce, ritrovandolo alla Colonia Dignidad. Se la prima parte punta ad imbastire il racconto sentimentale e il melodramma in un contesto da dramma storico, all'arrivo della protagonista interpretata da Emma Watson alla Colonia Dignidad, il film vira verso i territori del thriller politico. Gallenberger nonostante una messa in scena di stampo televisivo, azzecca le tetre atmosfere per narrare l'orrore all'interno della colonia/lager con il giusto mix di tensione e paura, incarnata dall'inquietante personaggio di Schafer. Ma se i meccanismi da thriller paiono funzionare dignitosamente nel complesso dell'opera, Colonia pare faticare nel trovare un centro nel proprio racconto, che si dipana tra il già citato dramma storico che fa luce su un capitolo sconosciuto della Storia, il thriller più convenzionale e il melò, senza che una parte prevalga o cercando una complessa amalgama di generi. Il risultato è allora anonimo e confuso, soprattutto quando Colonia vorrebbe essere storia d'amore, film sulla ricerca della libertà o un apologo sui riti e sui metodi del fanatismo religioso, finendo per fermarsi in un limbo narrativo e di sguardo che non porta da nessuna parte.


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