Il pianeta Draenor, regno degli orchi, sta morendo; il perfido stregone Gul'dan (Daniel Wu) decide di attaccare Azeroth, il regno degli umani, sfruttando la magia oscura del Vil, che permette di aprire un portale tra i due universi e far entrare l'esercito degli orchi - chiamato l'Orda - nel mondo umano. Il nobile orco guerriero e capoclan Durotan (Toby Kebbell), capendo la pericolosità della magia del Vil, decide di stringere un'alleanza segreta con gli umani e con il guerriero Lothar (Travis Fimmel), al fine di fermare Gul'dan e proteggere il proprio popolo.
Tratto dalla celebre saga di videogiochi iniziata nel 1994, Warcraft – L'inizio è il primo adattamento cinematografico dell'universo multimediale creato dalla Blizzard Entertainment. A dirigere il film il regista Duncan Jones, alla sua terza prova dopo i fantascientifici Moon e Source Code. Cominciato 22 anni fa con il primo gioco della serie, Warcraft: Orcs & Humans, il mondo del videogioco si è espanso fino a includere serie di romanzi, fumetti e giochi di carte collezionabili; tutti ispirate agli eventi e alle vicende di un fenomeno videoludico diventato famoso in tutto il mondo.
Al netto di doversi misurare con l'enorme vastità narrativa e complessità insita nei videogiochi firmata Warcraft, il film di Duncan Jones si rivela un kolossal fantasy dalla mole spettacolare: titanico nell'utilizzo degli effetti visivi che rendono l'opera un vero e proprio adattamento filmico del videogioco più che un rifacimento in live action con attori in carne e ossa. Ma a partire dall'estetica da videogame su grande schermo, e da una messa in scena opulenta che ha però le sembianze proprie e specifiche del gameplay, Warcraft – L'inizio dà l'impressione di un film che, forse, sposta per l'ennesima volta i confini della nuova visione digitale e della potenza della computer grafica, ma vive di un immaginario quanto mai povero e derivativo. Guarda troppo da vicino a Il signore degli anelli o, più vagamente, a certe influenze della serie tv Il trono di spade. Così in un film tronfio nella durata e nei modi, che affastella personaggi ed eventi senza dare peso o interesse quasi a nessuno, manca soprattutto il respiro epico della grande avventura. Soprattutto viene meno l'idea di cinema, costantemente annullata da un film che non racconta nulla e tende ad appiattire un universo sulla carta più che affascinante. L'impressione ultima è quella di assistere al prologo di una storia in divenire; come dimostra la sceneggiatura volutamente mozzata e chiusa in tre finali che aprono la strada a un ovvio avanzamento che non si ha però troppa voglia di seguire.