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Tokyo Love Hotel

19/06/2016 11:00

Riccardo Tanco

Recensione Film,

Tokyo Love Hotel

Presentato in anteprima al Toronto Film Festival nel 2014 e uscito nella sale giapponesi nel gennaio del 2015, dopo una presentazione al Far East Film Festival,

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Presentato in anteprima al Toronto Film Festival nel 2014 e uscito nella sale giapponesi nel gennaio del 2015, dopo una presentazione al Far East Film Festival, arriva al cinema Tokyo Love Hotel (Sayonara Kabukicho in originale), nuovo film di Ryuichi Hiroki, veterano del cinema giapponese, celebre tra gli appassionati dei cosiddetti pinku eiga di inizio carriera: opere softocore a sfondo erotico.


Il giovane Toru (Shota Sometani) vive a Tokyo con la fidanzata Saya (Atsuko Maeda). Lei è una cantante che sta per chiudere un importante contratto discografico; lui lavora come receptionist all'Hotel Atlas nel quartiere a luci rosse di Kabucicho. Satomi (Kaho Minami) sta sfuggendo dalla polizia assieme al compagno Yasuo (Yutaka Mastuoshige). Hinako (Miwako Wagastuma) cerca di far entrare nel giro della prostituzione la giovane Masaya (Shugo Oshinari), mentre l'escort Heya (Lee Eun-woo) inizia il suo ultimo giorno di lavoro all'insaputa del fidanzato Chon-su (Son Il-kwon). Intanto una coppia di poliziotti nasconde una tresca.


Le storie si intrecciano all'interno dell'Hotel Atlas tra incontri inaspettati e rivelazioni. Tokyo Love Hotel racconta le vicende di un gruppo di cinque coppie durante un giorno e una notte passati a Kabukicho, uno dei più famosi quartieri a luci rosse del Giappone. Hiroki si muove tra il dramma sentimentale e la commedia malinconica, trattenendo comunque il lato più erotico del suo cinema precedente e realizzando un film quasi vicino all'indie americano per toni e modalità di racconto. Se la coralità di storie e personaggi resta la peculiarità di un film come Tokyo Love Hotel, si avverte la mancanza evidente di un'unione tra le varie trame che paiono sempre scollegate tra loro. Anche la sceneggiatura fatica eccessivamente a trovare un filo che attraversi il sentire emotivo del film. Seppur nel lavoro di montaggio, Hiroki provi a trasmettere una sorta di flusso unico della narrazione, Tokyo Love Hotel assomiglia più a una serie di episodi indipendenti tra loro. Il problema principale risiede nel fatto che il film non si spinge molto in là di un racconto vagamente prolisso sulle interminabili variazioni dell'amore, sull'anaffettività dei sentimenti e su personaggi diversi ma accomunati dalla ricerca e dal bisogno d'affetto. Nei suoi 135 minuti, Tokyo Love Hotel sviscera parecchio ma conclude quasi nulla: Hiroki non trova la chiave giusta - nemmeno nell'ambiziosa metafora sulla solitudine che attanaglia la società giapponese -; e non sfugge a un certo sguardo accusatorio su ciò che mostra nei rapporti umani, con il buonismo del sentimento d'amore contro la freddezza immateriale e un po' colpevole del sesso.


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