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Questi giorni

09/09/2016 11:00

Valentina Pettinato

Recensione Film,

Questi giorni

Terzo titolo italiano in concorso al Lido, Questi Giorni è l’ultimo lavoro di Giuseppe Piccioni: un viaggio di formazione, un teen movie che vede protagoniste q

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Terzo titolo italiano in concorso al Lido, Questi Giorni è l’ultimo lavoro di Giuseppe Piccioni: un viaggio di formazione, un teen movie che vede protagoniste quattro giovani amiche. Tre ragazze decidono di accompagnare una loro amica in Serbia: deve trasferirsi per motivi di lavoro a Belgrado e questo viaggio può essere un’occasione per il gruppo per prendersi una pausa. Cecilia (Maria Roveran) scopre di avere un serio problema di salute: studentessa brillante, è innamorata del professore a cui ha chiesto la tesi (Filippo Timi), e stava già fantasticando un futuro con lui. Caterina (Marta Gastini) sta per trasferirsi a Belgrado, probabilmente anche per prendere le distanze dall’amica, della quale è da sempre innamorata. Poi c’è Anna (Caterina Le Caselle), incinta del suo fidanzato e che non ha mai deciso cosa fare della sua vita. E in fine Angela (Laura Adriani), in conflitto con suo padre (Sergio Rubini), apparentemente sicura ma emotivamente instabile.


"Mia giovinezza non t'ho perduta, sei rimasta in fondo all'essere, sei tu ma un'altra sei". Tutto trae spunto dal romanzo di Marta Bertini e da questi versi di Ada Negri. Giuseppe Piccioni nel suo ultimo lavoro cerca di ricostruire con tutte le forze quel momento esatto in cui la leggerezza tipica di una certa età deve fare i conti con i primi ostacoli da superare. Questo compito lo affida senza alcuna remora alle sue giovani quattro attrici, che si fanno depositarie del cuore narrativo del film stesso, e di un certo senso latente che di cui devono costantemente farsi portavoce. Questi Giorni parla di malinconia e di solitudine: di amicizie di gioventù che a un certo momento la vita di porta a mettere in discussione.


Ma la pellicola, mescolando in maniera poco controllata registri, umori, tematiche e passioni, scivola grossolanamente nel caos totale, complice sicuramente uno script poco solido e una serie di buchi narrativi o sottopiste accennate e lasciate sospese senza sottendere a qualcosa che fornisca un valore aggiunto allo spettatore. Anche il montaggio appare caotico: quello che sembra mancare al film è una visione d’insieme. Peccato perché la decisione di incentrare la pellicola sul tema dell’amicizia, scegliendo però di metterla in discussione, rende il lavoro interessante. Occuparsi di quel momento in cui le convinzioni affettive iniziano a vacillare, anche in maniera definitiva e senza un minimo ripensamento, distingue un po’ questo teen movie dai classici film di genere, incentrati su questo concetto di formazione.


Non c’è formazione, non c’è crescita. Questi giorni parla solo di un momento preciso della vita di ognuno di noi, quei giorni in cui realizzi che le tue certezze sono solo legate all’età. E che appena un evento difficile (una morte, una gravidanza) ti mette alla prova, l’ordine diventa entropia, e sei pronta a ricostruire un nuovo equilibrio dal quale iniziare. Il registro scelto contribuisce a realizzare una dimensione glaciale e sospesa, che isola le quattro amiche, lasciandole sole in balìa del proprio destino. Il risultato, però, è un lavoro estremamente freddo, che alza una barriera tra lo spettatore e le sue protagoniste. L’andamento narrativo è discontinuo, ma anche superficiale. Nulla è approfondito, a volte la pellicola indugia su personaggi marginali, senza affidargli un senso, a volte ruzzola via, veloce, disinteressandosi delle angosce delle protagoniste. C’è un immobilismo narrativo di fondo che non permette al film di andare oltre e ci lascia orfani di un legame, più profondo, con le ragazze dello schermo, che avremmo forse potuto in qualche modo essere noi.


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