Maureen (Kristen Stewart) è una ragazza americana che vive a Parigi lavorando come personal shopper. Turbata dalle sue misteriose doti sensitive, che le permettono di vedere e sentire gli spiriti di persone defunte, Maureen tenta di entrare in contatto con suo fratello gemello Lewis, tragicamente scomparso mesi prima. Presentato in anteprima mondiale in concorso al 69° Festival di Cannes, dove si è aggiudicato il Premio per la Miglior Regia (ex aequo con Un padre, Una figlia di Christian Mungiu), Personal Shopper è il nuovo film scritto e diretto dal regista francese Olivier Assayas, tre anni dopo Sils Maria, nel cui cast spiccava sempre Kristen Stewart. Dopo lo straordinario Sils Maria, Olivier Assayas torna dietro la macchina da presa per il suo quindicesimo film da regista, realizzando un'opera che miscela con grande ambizione la ghost story e il dramma, fino a toccare le corde di uno spiazzante mystery thriller. In Personal Shopper, Olivier Assayas riesce a costruire un'atmosfera estremamente sospesa e perennemente in bilico tra i generi, senza che nessuna delle anime del film sovrasti l'altra, ma ottenendo un curioso e riuscito mix di tonalità . Una dolce malinconia, insieme a una strana e mai esagitata inquietudine, azzera e limita la componente spettrale e magica dell'opera. E come era in Sils Maria, il regista francese compie uno straordinario lavoro sulla messa in scena e sugli spazi: veste il film con una regia quanto mai leggiadra e cristallina, pulita ed essenziale, che si muove senza essere percepita. Soprattutto, Olivier Assayas riesce a donare un montaggio (basti osservare solamente l'incredibile semplicità e nettezza degli stacchi) che appare senza peso, rendendo Personal Shopper un film etereo e leggero per concezione. E la macchina da presa si sposta con eleganza anche sul corpo e sul volto magnetico di Kristen Stewart, la cui interpretazione di estremo fascino la conferma una delle attrici più interessanti del cinema contemporaneo. Personal Shopper è un film rischiosissimo e complesso, ma con un'identità tutta sua. Non assomiglia a nient'altro e non appare uguale a nulla se non a sé stesso. Tra la scelta di approcciarsi ad archetipi classici e allo stesso tempo gettare luce sul contemporaneo, Olivier Assayas riesce a mantenere uno sguardo lucido sul suo cinema, realizzando un film che parla del bisogno del contatto con gli altri, di superare il passato, di comunicare. E, soprattutto, Personal Shopper appare un film sulla ricerca di un corpo altro; una riflessione sulla necessità di vedere altrove/aldilà . Con tutta la forza metaforica che tale discorso si porta dietro.