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Loving Vincent

15/10/2017 11:00

Roberto Semprebene

Recensione Film,

Loving Vincent

Uno straordinario ritratto d'artista

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Il genio di Vincent Van Gogh si lega inevitabilmente ai più famosi aneddoti di una vita di sregolatezze, compresa una morte da suicida che non ha sorpreso i più ma ha lasciato aperte molte domande per chi, come il postino Joseph Roulin, era andato oltre le apparenze e si era affezionato a quell’uomo così fuori dagli schemi.


Loving Vincent è l’appassionato omaggio che Dorota Kobiela e Hugh Welchman hanno diretto, coinvolgendo 125 artisti in un progetto originale e poetico: ogni fotogramma del film è stato infatti dipinto a mano per donare alla pellicola uno stile coerente con quello di Van Gogh. Il risultato è uno straordinario quadro in movimento che merita di essere visto su grande schermo. I gialli e i blu di Van Gogh, le pennellate piene, l’armonia dei suoi dinamismi si animano su schermo e disegnano un mondo che trasuda vita e sentimento. In Loving Vincent gli attori assumono in tutti i sensi l’aspetto dei personaggi ritratti da van Gogh. Protagonista è il pittore, ma la storia è raccontata attraverso il viaggio a Auvers-sur-Oise di Armand Roulin, il figlio di Joseph, che ha accettato di recapitare a Theo Van Gogh, fratello di Vincent, una lettera scritta dal pittore prima di morire.


La consegna si rivelerà impossibile, data la morte dello stesso Theo, ma la volontà di consegnare la missiva alla moglie dell’uomo porta Armand a ricostruire gli ultimi giorni di vita di Vincent Van Gogh, incontrando le persone che infine lo hanno visto in vita, in attesa di incontrare il Dott. Gachet che potrà dargli l’indirizzo della donna. È così che, seguendo Armand, facciamo la conoscenza di Père Tanguy, Louise Chevalier, Adeline Ravoux, del dottor Gachet e di sua figlia Marguerite, ognuno riproposto così come Van Gogh lo aveva immortalato, ma approfondito da interpretazioni che hanno dato corpo e ulteriore anima ai ritratti.


Il film è il frutto della elaborazione di 94 quadri dipinti del pittore, ai quali si aggiungono migliaia di immagini costruite e dipinte nello stile di van Gogh. Se l’aspetto del film è straordinario e innovativo, anche la trama rende conto di un’opera efficace e coinvolgente, ricca di poesia. Commovente nel ricostruire la figura del pittore da parte di un Armand, che non ne ha inizialmente una grande opinione, ma si ritrova coinvolto e partecipe del destino di un animo tanto fragile quanto sensibile. Anche il comparto audio, che in un contesto come questo potrebbe sembrare secondario, si dimostra un ottimo lavoro: la cover di Starry Starry Night di Don McLean, interpretata da Lianne La Havas, dà un’ulteriore patina di commozione agli originalissimi titoli di coda. Sulle stesse note scorrono le immagini e le storie delle persone ritratte da Van Gogh, custodi del suo ricordo: con le loro memorie questi hanno permesso quello straordinario cortocircuito, per il quale in Loving Vincent sono le opere a ritrarre l’artista.


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