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Peter Rabbit

20/03/2018 12:00

Emanuela Di Matteo

Recensione Film,

Peter Rabbit

Uno scoppiettante e rocambolesco racconto per l'infanzia

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Il coraggioso Peter, le sue tre litigiose sorelline - Flopsy, Mopsy e Cotton Tail - e il tondo e fedele cugino Benjamin sono conigli; tutti nati dalla penna di Beatrix Potter nel 1902. L’aristocratica scrittrice, amante della natura e degli animali, pubblicò infatti in quell’anno The Tale of Peter Rabbit, vestendo con giacchette colorate i suoi animaletti e ambientando le loro avventure nella vasta tenuta di Lake District, proprietà che lei stessa aveva acquistato. In realtà i personaggi erano stati creati nove anni prima, per un bambino ammalato, il figlio dell'ex-governante di Beatrix, che aveva pensato di inviargli una lettera con la storia e i disegni, per aiutarlo a passare il tempo. Il film Peter Rabbit, diretto e in parte scritto da Will Gluck, mantiene nelle premesse l'originaria dolcezza della storia, che si rivolge a un pubblico infantile, da sempre propenso a fantasticare sul mondo animale, ma cambia completamente direzione, modernizzando il ritmo per dialogare anche con una fascia di età più alta.


Peter Rabbit risulta così uno scoppiettante e rocambolesco racconto, ironico e irriverente, che descrive i tentativi della famiglia di conigli di introdursi in un bellissimo giardino colmo di ortaggi, ma proprietà del malvagio Mr. McGregor, che brama pasticci di coniglio. Peter (James Corden nella voce originale, Nicola Savino nella versione italiana) non si arrende; dalla sua parte c'è la giovane pittrice Bea (Rose Byrne) che lo protegge e se ne prende cura. Ma quando un imprevisto si porta via il vecchio McGregor, ecco che arriva il nipote Thomas (animato da Domhnall Gleeson) che darà ai coniglietti ancora più filo da torcere. L'amore poi, complicherà ulteriormente tutto.


Will Gluck è un regista con alle spalle commedie per giovani adulti e ragazzi (Amici di letto, Annie - La felicità è contagiosa) e infonde in Peter Rabbit lo stesso sprint, trasformando i bucolici animaletti di fine secolo in creaturine scatenate. Il risultato è, tutto sommato, piacevole e grintoso. La perdita di grazia e di incanto di quelle che erano, in origine, brevissime storie, non sarà apprezzata dai puristi ma si divertiranno i bambini, accompagnati da adulti che non sbadigliano. La colonna sonora (We not Speak Americano, Steal my Sunshine, Do Your Thing, ecc...) decisamente rock/pop, è in sintonia col ritmo della storia.


Il film, produzione americana della Columbia/Sony Pictures Animation è stato girato in tecnica mista, con attori che interagiscono con personaggi fotorealistici animati in CGI. Qualcosa di molto simile a Paddington 2: infatti a occuparsi del cast animale c'è l'Animal Logic, la stessa di Happy Feet e dei Lego Movie. Come ha fatto questo classico anglosassone per l'infanzia a sfuggire alla Disney? Facile: nel 1936 Walt Disney propose a Beatrix Potter un adattamento delle storie di Peter Rabbit in un lungometraggio animato, ma la scrittrice rifiutò di vendergli i diritti. Non possiamo dire se Beatrix Potter, così gelosa delle sue creazioni, avrebbe apprezzato questa versione dei suoi coniglietti, ma i bambini di oggi hanno diverse aspettative rispetto a quelli di cento anni fa. E il loro sorriso vale bene qualche infedeltà.


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