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My Little Pony - Il Film

08/12/2017 12:00

Andrea Desideri

Recensione Film,

My Little Pony - Il Film

Il punto d'incontro fra animazione e teatro

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La principessa dell’amicizia, Twilight Sparkle, sta organizzando una festa con l’aiuto delle fedeli compagne di sventura Rainbow Dash, AppleJack, Pinke Pie, Fluttershy e Rarity. A rovinare tutto, ci pensa Tempest Shadow, un pony dal corno spezzato. Il suo arrivo inaspettato spiazza le principesse, a tal punto che alcune di loro rimangono pietrificate. Twilight, ora, ha una grande responsabilità: salvare loro ed Equestria dalle minacce di una forza oscura, cercando sostegno nel Palazzo degli Ippogrifi.


My Little Pony - Il Film è un classico esempio di come i prodotti del piccolo schermo possono arrivare al cinema, con risultati soddisfacenti. Esperimenti del genere sono stati già fatti in passato: i più adulti ricorderanno Pokemon - Il Film, che dal pomeriggio di Italia Uno arrivò in sala con una storia inedita capace di impressionare grandi e piccini. Al posto delle sfere pokè, oggi abbiamo i pony ma la sostanza non cambia. Questi esempi di animazione piacciono e fanno breccia nei cuori dei piccoli spettatori, stavolta in prevalenza femminile, che rimangono estasiati dalle avventure delle amiche più amate della televisione. Anche stavolta, infatti, c’è una forte componente avventuriera che fa da traino per rafforzare valori come unione, amicizia e forza del gruppo: questo dimostra che la funzione pedagogica di certi lavori è rimasta inalterata. Anzi, oggi, c’è una maggiore attenzione alla diversità: il pony dal mezzo corno spezzato è un chiaro esempio di come il diverso dapprima crei scompiglio, ma poi tenda ad essere riconosciuto ed integrato nel contesto socio culturale.


Simbolismi a parte, ritroviamo i classici meccanismi narrativi: il Bene vince sempre sul Male, con buona pace di qualche imprevisto. Dal punto di vista tecnico possiamo notare come Jayson Thiessen, il regista del progetto, sia rimasto fedele al prodotto lavorando sulla dinamicità dei personaggi, sulla fluidità delle animazioni, senza stravolgere troppo le certezze a cui il pubblico era abituato. Una grafica impeccabile che si colloca a metà fra la forza di un videogame, per la sovrapposizione dimensionale, e la semplicità di un cartone animato dai richiami vintage con accenni e citazioni a Torch – il draghetto sputafuoco della Hasbro. Spicca, inoltre, l’influenza di genere legata al musical che sta lentamente contaminando il mondo dell’animazione: dietro a ogni disegno animato, si cela ormai una nemmeno troppo velata teatralità. La scelta di Lorella Cuccarini fra i doppiatori italiani, infatti, non è per niente casuale. Con la sua voce aveva deliziato gli spettatori del Sistina di Roma, interpretando Madre Gothel nel musical Rapunzel, e ora la ritroviamo ad animare – è il caso di dirlo – la vocalità di Tempest Shadow anche grazie all’esecuzione del brano Open up your eyes. Quella ciliegina sulla torta che ha reso particolare e unico un esperimento cinematografico già conosciuto, dimostrando come, avendo quasi gli stessi ingredienti, si può ancora stupire.


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