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Il sangue di Cristo

22/05/2018 11:00

Emanuela Di Matteo

Recensione Film,

Il sangue di Cristo

Per quelli che non hanno paura del sangue e che non temono la verità

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Per gli amanti del sogno, del viaggio senza prenotazioni, della musica. Per quelli che non hanno paura del sangue e che non temono la verità... ecco Il sangue di Cristo, dell'inafferrabile Spike Lee. Un horror che parla di vampiri, ma che non è su vampiri: è una denuncia sociale sul razzismo, sull’ansia di classe e sullo sfruttamento capitalistico. Senza essere un film apertamente politico, viaggia sulle noti musicali rap, R&B, introspettivi pezzi al piano solista di Bruce Hornsby. Ma non è un film musicale. Parla anche d’amore, quello eterno, letteralmente, ma mostra scene di sesso lesbo e nudità. Spike Lee, col suo caratteristico stile febbrile, ha molto da dire: e se in passato questo ha forse un po’ penalizzato l’esito di alcuni suoi film, stavolta il registro horror perdona il deragliamento, il cambio continuo di rotta, perché si calcano le vie del fantastico e dell’incubo.


Remake (ma il regista preferisce parlare di ispirazione) di Ganja & Hess di Bill Gunn, film del 1973, simbolo della blaxploitation, da cui riprende la trama e le atmosfere sognanti, Il sangue di Cristo è un’occasione per Spike Lee di parlare della dipendenza (dalle droghe, dal cibo, dal sesso, dal sangue…) e raccontare il modo in cui travolge la dignità e il rispetto per se stessi e per gli altri. Lee non giudica mai i suoi protagonisti, non dipinge ritratti di un solo colore, ma rende il male variegato e lo racconta così com’è. La storia è quella del ricco, bello e solitario professor Hess Green, interpretato dall’attore teatrale Stephen Tyrone Williams, che viene in possesso di un prezioso e antichissimo pugnale Ashanti. La morte procurata attraverso questo pugnale sacro rende immortali e assetati di sangue, anzi, emodipendenti, come ama dire il protagonista, che verrà ucciso (per poi rinascere vampiro) da un suo collaboratore, il ricercatore depresso e da lì a poco suicida Dott. Hightower (Elvis Nolasco). Ma la vera rinascita del professor Green sarà l’incontro con Ganja (l’attrice britannica Zaraah Abrahams) la bellissima ex moglie del defunto Hightower, che innescherà un amore travolgente e fatale tra i due, entrambi affascinanti, elegantissimi e del tutto privi di scrupoli. Il sangue di Cristo ha qualcosa della raffinatezza di Solo gli Amanti Sopravvivono di Jim Jarmusch ma con quel pizzico di gore erotico e senso musicale che riecheggia in Miriam si sveglia a mezzanotte. Ma uno dei pregi principali di Spike Lee è quello di non assomigliare a nessun altro se non a Spike Lee... persino in un remake.


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