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Ippocrate

11/06/2018 11:00

Andrea Desideri

Recensione Film,

Ippocrate

Un dramedy ambientato tra le corsie di un ospedale

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Benjamin ha 23 anni e, mentre coltiva il sogno di diventare un grande medico, presta servizio nell'ospedale in cui il padre è primario: deve vedersela con pazienti sempre diversi e con le situazioni cliniche più variegate. Al suo fianco c’è Abdel Rezzak, algerino. Una notte, un paziente accusa forti dolori addominali, allora Benjamin – piuttosto convinto – si limita a somministrargli un analgesico. L’indomani l’uomo viene trovato senza vita. Alla stregua dell’errore umano, iniziano una serie di congetture che il tirocinante in erba dovrà fronteggiare fra sensi di colpa, ripensamenti e rimpianti.


Ippocrate è l’opera seconda di Thomas Lilti, che torna nelle sale a quattro anni di distanza dal suo esordio. Questa commedia dal risvolto drammatico prende in esame il mondo della medicina, stando dalla parte di chi salva vite. Siamo assai lontani dallo stile Grey’s Anatomy: non traspare l’intenzione di raffigurare l’universo medico come una sorta di vocazione, bensì viene posto l’accento su quanto sia difficile, per chi compie questo tipo di vita ogni giorno, portare avanti i propri intenti. Le difficoltà del mestiere vengono esaltate attraverso la gracilità del protagonista, costantemente combattuto fra entusiasmo e rimorsi: dopo un giuramento e una scelta di vita, occorre scendere in campo e confrontarsi con i lati più spinosi della propria passione. Prendersi cura di qualcuno non è affatto semplice, impone delle scelte e delle valutazioni; ma soprattutto una freddezza che non sempre è possibile avere. Benjamin incarna una generazione di aspiranti medici, e questa dicotomia dell’animo giovane e inesperto viene enfatizzata soprattutto al cospetto delle autorità e delle figure assistenziali: emerge incredibilmente la piramide e la gerarchia di ruoli all’interno di un’equipe medica, a cui si deve far riferimento, quasi come fosse un mantra. Dubbi, emozioni e perplessità immerse nel calderone che compone la giornata tipo di un aspirante medico. Assistenza, ma soprattutto resistenza alle pressioni, alle insinuazioni dei colleghi e in particolar modo alla prevaricazione dei diretti concorrenti. Siamo al cospetto di una guerra che costruirà una determinata figura professionale, anche se in ballo c’è la salute delle persone. E i dilemmi etici e morali sono parte integrante del racconto. Anzi, sono la vera e propria benzina di questa storia.


Ippocrate è un perfetto esempio di dramedy, che mescola commedia e dramma con equilibrio, per fornire un ritratto fedele dei nostri tempi. Specialmente della sanità, che rischia sempre più di divenire appannaggio di pochi eletti. Il dilemma tra ambizione e aspirazione è fonte di tormenti per un giovane che, normalmente, mai vedrebbe la medicina come un potere da sfruttare. Quello che nasceva come un diritto, curarsi e venire custoditi nei momenti di malessere fisico, sta diventando un privilegio. E la metamorfosi più insperata è messa in atto da Thomas Lilti fra il serio e il faceto, in un soggetto dai mille risvolti in grado di mantenere sempre alta la tensione narrativa.


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