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Big Fish & Begonia

15/06/2018 10:00

Emanuela Di Matteo

Recensione Film,

Big Fish & Begonia

C’è qualcosa di magico e sublime in Big Fish & Begonia

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C’è qualcosa di magico e sublime, che parla direttamente all’inconscio, nella premessa di Big Fish & Begonia: infatti l’idea del film, per uno dei due registi, è nata da un sogno fatto ai tempi dell’università e mai più dimenticato. I realizzatori, entrambi cinesi, classe 1982 Xuan Liang e classe 1983 Chun Zhang, hanno impiegato ben dodici anni per realizzare questo meraviglioso lavoro di animazione, che nasce dalla mescolanza di tecniche di disegno a mano e computer graphic e che non ha nulla da invidiare per qualità e bellezza alle grandi produzioni dello studio Ghibli. Il film è stato realizzato grazie ad una campagna di crowfunding che ha coinvolto quattromila persone, facendone l’opera più attesa nella storia del cinema cinese.


Ecco la trama: quando gli uomini muoiono, le loro anime si reincarnano in pesci. Grandi pesci in grado di nuotare anche nei cieli delle realtà parallele coesistenti con la nostra. La morte è soltanto un cambiamento di stato, in un ciclo continuo di trasformazioni nel quale l’uomo è tutt’uno con la Natura.


Nel mondo parallelo vivono persone che hanno il compito di regolare il tempo, le maree e le stagioni del mondo degli uomini. Non sono déi e sono anch’essi sottoposti a mortalità e leggi naturali, anche se molto diverse da quelle del mondo degli umani. Tra di loro, c’è Begonia, una sedicenne dotata del potere dell’albero che le dà il nome. Durante il suo viaggio iniziatico nel mondo degli uomini, Begonia, sotto la forma di un delfino rosso, incontra un ragazzo che morirà per salvarla dalle reti dei pescatori. Questo sacrificio, spingerà la ragazza a sfidare tutte le regole, e rivolgersi a colei che dispone delle anime dei morti, per riavere indietro l’anima del giovane di cui si è innamorata, trasformata in pesce. In cambio, darà metà della sua vita, innescando una serie di reazioni - e altri sacrifici per amore - a catena.


Inevitabile per noi occidentali il richiamo alla cupa e romantica fiaba La Sirenetta del danese Hans Christian Andersen, ma Big Fish & Begonia è un lavoro strettamente legato alla cultura taoista orientale, ricco di rimandi alla letteratura antica cinese, e se alcuni temi ci sembrano conosciuti, è perché sono universali nell’inconscio collettivo. Consigliato anche a bambini e ragazzi, il film non ha paura di premere l’acceleratore sui sentimenti più struggenti, quelli solitamente dosati con furbizia stereotipata in tanti film d’animazione americani, toccando i temi delicati della crescita, del distacco dai genitori e del sapersi rendere responsabili del proprio destino e di quello di chi si ama.


Big Fish & Begonia si inserisce nel filone di quelle animazioni la cui bellezza e poesia, come il francese La Tartaruga Rossa - ponte dell’animazione fra oriente e occidente - disvelano un modo di guardare il mondo pieno di rispetto per i suoi enigmi e la sua magia.


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