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Mr Long

25/07/2018 11:00

Emanuela Di Matteo

Recensione Film,

Mr Long

Della favola e del mito i film di Sabu hanno solo la premessa

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Le luci scintillanti della moderna Tai Pei ci introducono nel luogo in cui vive il taciturno e (quasi) infallibile killer Mr. Long, interpretato dal carismatico e celebre (in Oriente) attore Chen Chang. Le lame micidiali dei suoi coltelli trapassano spietatamente i corpi dei malcapitati fino a quando, in missione a Tokyo, non si imbatte in qualcuno ancora più furbo e violento di lui. Dopo essere stato pestato a sangue, Long riesce a liberarsi ma si ritrova ferito, senza un soldo e non in grado di farsi capire, nella periferia rurale giapponese, discarica reale e metaforica della società moderna. Dallo sfavillio della città, trappola crudele, l'azione passa a luoghi completamente diversi attraverso gli occhi di un bambino (Runyin Bai), che con gesti di gentilezza nei confronti dello sconosciuto, introduce il killer disumano in una diversa dimensione, quella umana. Potrebbe sembrare un film sulle seconde opportunità, Mr Long, e infatti il protagonista ha il talento nascosto di saper cucinare e intraprende una piccola attività di successo. Oppure un film sul potere della gentilezza, che apre le porte dell'amore e della riconoscenza. Persino il tema dell'integrazione culturale fra popoli differenti viene affrontato con motivazione. In realtà il regista Sabu, alle spalle una fitta filmografia, ha l'abitudine di mescolare generi diversi, dall'horror all'action movie sino alla commedia, senza dimenticare il dramma sentimentale. Il suo istinto lo porta a raccontare storie che «provengono da un altro mondo», come ama dire lui stesso. SABU mette così in scena un film commovente, dove luci ed ombre si alternano in ugual modo.


I temi trattati sono gli stessi del suo precedente Postman Blues (1997), nel quale un mite postino, che coltiva un sentimento di tenerezza amorosa verso una ragazza malata, si ritrova coinvolto in una questione di yakuza. Anche in Mr Long i protagonisti sono la violenza, la tenerezza e l'amore infelice. Alcune scene ricordano film di arti marziali, ma in realtà nell'eliminazione dei nemici da parte di Long non c'è nulla di virtuosistico: il protagonista, infatti, usa un semplice coltello da cuoco per la sua vendetta. Della favola e del mito i film di SABU hanno solo la premessa. Il destino torna a colpire, la realtà forma una crepa nel sogno, l'illusione si infrange. Eppure, è l'umanità, sempre e comunque a trionfare, imperfetta, ferita, ma tenacemente attaccata a una speranza.


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