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Corleone il Potere ed il Sangue - Corleone la Caduta

30/10/2018 12:00

Andrea Desideri

Recensione Film,

Corleone il Potere ed il Sangue - Corleone la Caduta

Mosco Levi Boucault racconta la criminalità organizzata siciliana

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La criminalità, il Sud, quelle promesse tradite e una società civile da difendere. La Sicilia negli anni Sessanta e Settanta era terreno fertile per seminare una strategia della tensione, volta a conquistare zona dopo zona un territorio dimenticato. Con queste premesse comincia l’ascesa criminale di Totò Riina, l’uomo che ha visto morire il padre in tenera età e a 42 anni diventa, al termine di tre guerre di mafia, costate centinaia di morti, il capo assoluto della malavita siciliana. Cosanostra, i corleonesi, Buscetta, Falcone e Borsellino, la trattativa con lo Stato e le stragi. La sete di potere opposta alla virtù della legge: anni bui del nostro Paese racchiusi in 150 minuti.


Dopo una carriera dedicata ai documentari d’inchiesta, Mosco Levi Boucault butta un occhio sulla criminalità organizzata siciliana e lo fa partendo dalle origini, con un’opera esteticamente scarna che punta dritta ai contenuti. Alla veneranda età di 74 anni, Boucault si reinventa e prende in esame la controversa figura di Salvatore Riina dopo aver parlato con Giuseppe Cucchiara. Uno di quelli che la mafia ha provato a combatterla davvero. Così nasce Corleone il Potere ed il Sangue - Corleone la Caduta: un docufilm che analizza, in due parti, l’organizzazione di un sistema a stampo mafioso andando a carpirne gli aspetti più cruenti.


Testimonianze forti e immagini che non lasciano spazio agli equivoci, arricchite da testimonianze autorevoli, come quelle di Francesco Accordino, funzionario di polizia, e dell’ex magistrato Giuseppe Ayala. Entrambi offrono il prezioso punto di vista di coloro che hanno visto sgretolarsi un universo di giustizia dinnanzi al sangue dei cari, per poi ricomporsi al cospetto di talune forme istituzionali. La smania di potere, conforme a Riina, viene spiegata minuziosamente dai pentiti Brusca, Manzese, Anzelmo e Mutolo: sicari all’interno dell’organizzazione mafiosa e ripresi a volto coperto, per evitare ripercussioni sgradevoli. Ambedue sono sotto protezione con nuove identità, in cerca di perdono per i crimini commessi. Boucault lavora con la curiosità analitica di un investigatore, scandagliando i diktat del potere mafioso che ubbidiva – e ubbidisce – per nascondere se stesso.


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