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Compromessi sposi

22/01/2019 11:00

Andrea Desideri

Recensione Film,

Compromessi sposi

La nuova commedia di Francesco Miccichè

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Compromessi sposi è un titolo calzante per la nuova commedia di Francesco Miccichè. Il regista porta al cinema una vicenda che ruota attorno alla famiglia e ai compromessi che animano la nostra società: da quelli più semplici, che possono coinvolgere un nucleo ristretto di persone, ai più complessi che riguardano la politica e, sotto certi aspetti, la società in cui viviamo. I protagonisti della storia sono una fashion blogger milanese, Ilenia, e Riccardo, figlio del sindaco di Gaeta esponente del Movimento Cinque Stelle. I due finiscono per innamorarsi nell’arco di una calda estate, sino a scegliere di voler convolare a giuste (e inaspettate) nozze. Ora la palla passa ai rispettivi genitori che, ignari e sorpresi, della decisione che hanno preso i figli dovranno far coesistere le loro reciproche differenze e diffidenze. Non è detto che ci riescano. Compromessi sposi coltiva l’ardua ambizione di tornare a parlare d’unione, partendo da un matrimonio improvviso che mette insieme due persone, le quali forzatamente tirano dentro le relative famiglie. Sull’onda di questo gigantesco impeto, prende vita una parabola filmica potenzialmente ricca di spunti e gag spendibili. Nomi come Diego Abatantuono e Vincenzo Salemme, perlomeno, dovrebbero portare il sorriso. In parte ci riescono anche, data la loro professionalità. Peccato che la sceneggiatura sia così debole e scontata: il tema del matrimonio, inflazionato, rischia di girare sempre e comunque i medesimi artifici, pantomime identiche a se stesse. Ci aveva provato Alessandro Genovesi nel 2018 con Puoi baciare lo sposo ad attualizzare il concetto di matrimonio e famiglia; in quel caso, la figura paterna – e leggermente burbera – interpretata da Abatantuono aveva un senso e un risvolto ben preciso. In Compromessi sposi, invece, l’attore milanese appare imballato: costretto, per esigenze di copione, a recitare una macchietta ricca di stereotipi in cui non si riconosce. Stesso dicasi per Salemme, piegato alle necessità di una scrittura grossolana e approssimativa.


Compromessi sposi prova a sollevare temi importanti – come le contraddizioni familiari, le colpe dei padri che ricadono sui figli – ma lo fa con debolezza, lasciandoli ancorati sullo sfondo. Anche dal punto di vista dialettico e rappresentativo, troviamo un prodotto asettico che deve ricorrere troppo spesso, e male, alla volgarità per far ridere. Antico, inoltre, il tentativo di fare satira politica mediante le differenze fra Nord e Sud. Insomma Compromessi sposi sembra un film nato senza troppo impegno e coinvolgimento, non presenta nulla di particolare se non qualche citazione e rimando al passato ed è lì che, probabilmente, allo spettatore scappa distrattamente qualche risata. Novanta minuti pesanti, un pasticcio addolcito solamente dalla bellezza paesaggistica degli scorci di Gaeta, vera e unica protagonista degna di nota.


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