Alexander McQueen - Il genio della moda, diretto da Ian Bonhôte e Peter Ettedgui, è un documentario sulla figura che ha senza dubbio più influenzato e dominato la moda contemporanea, la grandissima stella di Alexander McQueen. A neanche dieci anni dalla sua scomparsa, il documentario scruta nel profondo l'intimo di McQueen, scosso da forti e contrastanti sentimenti che si riflettono nel suo splendido lavoro di designer. Figlio di un tassista londinese, direttore creativo da Givenchy fino alla realizzazione della propria maison, McQueen ha ridefinito i canoni estetici della moda attingendo alla complessità e la conflittualità del presente. Ian Bonhôte e Peter Ettedgui ritornano sulla carriera folgorante dell'artista, dal debutto alla Saint Martin's School di Londra fino alla leggendaria sfilata Plato's Atlantis, mettendo in scena il suo animo selvaggio e la sua un'immaginazione insaziabile. Il documentario parte dai quartieri della East London fino all'ascesa come icona del fashion, mostrandoci il lato più dissacrante e provocatorio del suo protagonista. Un percorso in cui la dimensione umana si fonde con la personalità artistica e diventa espressione unica nel mondo del design. La scansione temporale in capitoli, rappresentati da contributi in VHS, ci riporta alla caducità dei materiali e alla volatilità delle mode. Non solo: questo espediente narrativo riproduce un bellissimo contrasto tra vintage e moderno, elementi che ritroviamo pienamente nel cuore dell’estetica di McQueen, come si evince dalle sequenze prese dalle sue collezioni. Tra demoni e muse artistiche, il docufilm celebra il genio dello stilista e mostra perfettamente quanto la sua arte abbia segnato un’epoca. Raccontare la complessità di un’artista come McQueen in maniera adeguata non era affatto banale: i due registi sono stati in grado di rappresentare il bad boy della moda rinunciando agli aspetti più celebrativi e concentrandosi sul soggetto della storia, scegliendo di far parlare principalmente le sue collezioni e il suo talento. Nella pellicola ritorna forte un dualismo: quello della vita pubblica dell’artista, delle passerelle; e quello più intimo che ci viene svelato dalle persone a lui più vicine. Nel mezzo la sua editor Isabella Blow, tratto permanente della sua vita che si tra le due dimensioni e che lo accompagnerà fino al tragico epilogo. Nonostante la durata importante, il documentario è ben confezionato e regge fino alla fine, complice sicuramente la colonna sonora di Michael Nyman e quel parallelismo con un intenso immaginario teatrale e cinematografico che poi è cifra stilistica del suo protagonista. Ian Bonhôte dirige insieme a Peter Ettedgui un lavoro senza sbavature: il racconto di uomo, un talento, che ha fortemente desiderato imporre la propria visione. Ipnotizzando lo spettatore, la pellicola ci regala la versione più onesta di una delle personalità più forti del tempo.