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Smokin' Aces 2: Assassins' Ball

27/04/2010 11:00

Marco Papaleo

Recensione Film,

Smokin' Aces 2: Assassins' Ball

Il successo riscosso dal primo Smokin' Aces richiedeva a gran voce, dai fan così come dalla casa madre Universal, un sequel in grado di garantire nuovi intrighi

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Il successo riscosso dal primo Smokin' Aces richiedeva a gran voce, dai fan così come dalla casa madre Universal, un sequel in grado di garantire nuovi intrighi, altrettanti mirabolanti sparatorie e, naturalmente, nuovi ottimi incassi. Dopo una lunga attesa, nel gennaio 2010 ha quindi visto finalmente la luce Smokin' Aces 2: Assassins' Ball. Trattasi, tuttavia, di un film realizzato direttamente per il mercato home video, con pochi soldi e senza la regia di Carnahan, qui in veste unicamente di produttore. La direzione passa quindi nelle mani di P.J. Pesce, mentre la storia (che in realtà è un prequel, ambientato diverso tempo prima degli avvenimenti del primo episodio) è stata scritta questa volta da Olatunde Osunsanmi, Olumide Odebunmi, Tom Abrams e lo stesso P.J. Pesce.


Walter Weed (Tom Berenger) è un analista dell'FBI da tempo in pensione. Pur non avendo mai occupato cariche particolarmente importanti ed essendo “fuori dal giro”, i bureau hanno scoperto che qualcuno ha indetto, tra i più spietati killer sulla piazza, una sorta di “gara” per eliminarlo. Starà alla squadra speciale diretta da Zane Baker (Clayne Crawford) proteggerlo finché il pericolo non sarà passato...


Smokin' Aces 2 purtroppo non si sgancia dalla classica “maledizione dei sequel” che spesso colpisce i seguiti di prodotti di successo, pur rappresentando un gradevole exploit, ma lontanissimo dai picchi del primo episodio. Innanzitutto appare palese come il tutto sia stato pensato in funzione di un basso budget, che aspira a buoni introiti con uno sforzo produttivo minimo. Per questo prequel sono stati richiamati solo due degli attori del film precedente (Maury Sterling e Tommy Flanagan), quelli meno noti, le location sono ridotte al minimo sindacale, e anche le scene pirotecniche sono altamente ridimensionate (peccato perché, comunque, dovrebbero essere uno dei cardini del film). Anche la storia, volendo per forza ricalcare le orme del suo predecessore (un bersaglio, un team di agenti federali a proteggerlo, una serie di assassini, uno più psicotico ed estroso dell'altro) svilisce il meccanismo della sceneggiatura, rendendola seriale e sterile: Smokin' Aces a questo punto potrebbe generare, sul medesimo canovaccio, dozzine di seguiti. Oltretutto i personaggi non sono ben sviluppati, essendo evidentemente creati con l'intento di esser poco più che sensazionali “macchiette” la cui dipartita non è così significativa per lo spettatore come capitava per i loro “colleghi” del primo capitolo della saga. Gli unici ad essere ben caratterizzati (grazie anche all'interpretazione convincente di Crawford e Berenger) sono i due protagonisti, il quieto Walter Weed e il risoluto Zane Baker. In sostanza, le esplosioni e i colpi di scena non mancano e il prodotto intrattiene, ma non stupisce né appaga neanche per un quarto del film originale, replicando semplicemente l'operato di Carnahan e mancando, nel tentativo, di autorialità.


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