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La fontana dell'amore

11/06/2010 11:00

Marco Papaleo

Recensione Film,

La fontana dell'amore

L'Italia è universalmente considerato uno dei paesi più romantici: Venezia, Firenze e Roma sono tra le mete in assoluto più agognate dagli sposini stranieri, e

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L'Italia è universalmente considerato uno dei paesi più romantici: Venezia, Firenze e Roma sono tra le mete in assoluto più agognate dagli sposini stranieri, e questo è un dato di fatto. Così come lo è l'affezione che il cinema riserva ai luoghi e alle atmosfere da “Dolce Vita” che in qualche modo il Bel Paese, nonostante tutto, conserva: diversi film, in particolare statunitensi, negli ultimi anni hanno seguito quest'intramontabile trend a base di gite in vespa, passione, buona cucina, folklore e monumenti – spesso fontane più o meno storiche. Certo, passare da Anita Ekberg nella Fontana di Trevi a Kristen Bell in un'immaginaria fontana di Piazza Borghese ce ne vuole, ma il regista Mark Steven Johnson, già fautore dei (solo parzialmente) riusciti cine-comic Daredevil e Ghost Rider, ha accettato la sfida della commedia.


Elizabeth (Kristen Bell) è una gallerista giovane e di belle speranze, con un incarico di responsabilità presso il celebre museo Guggenheim di New York. Durante un viaggio in Italia per partecipare al matrimonio della sorella, Beth conosce il simpatico ed avvenente giornalista sportivo Nick (Josh Duhamell), e, insolitamente intraprendente e fiduciosa nei confronti dell'amore grazie all'atmosfera romana e a qualche bicchiere di troppo, si illude di aver finalmente trovato l'uomo per lei. Ma l'aver prelevato da una fontana magica alcune monetine getta un incantesimo sull'incauta ragazza, ora attorniata da spasimanti mai visti prima. Anche Nick pare essere fra questi: ma è vero amore o solo colpa del sortilegio?


Probabilmente ispirati dal classico del 1954 Tre soldi nella fontana, gli sceneggiatori David Diamond e David Weissman – ai quali dobbiamo The Family Man, Evolution e Daddy Sitter – puntano forse più sulla comicità che sul romanticismo, abusando in entrambi i generi di molti dei cliché più classici. Luoghi comuni ancora più fastidiosi per il pubblico nostrano, poiché mostrano la “solita” Italy irrealistica da cartolina, con tragicomici estremi che possono strappare qualche sorriso in virtù del loro essere assolutamente grotteschi. Una vera e propria fiera dell'assurdo che va preventivamente accettata con spirito gioviale ed alta soglia di sospensione dell'incredulità, dati i vistosi buchi di sceneggiatura e le insensatezze che si protraggono senza sosta sullo schermo per un'ora e mezza. La vicenda scorre via veloce quanto prevedibile, esaltandosi sulle improbabili gag messe in atto, tuttavia, con estro da comici perfettamente adatti a simili situazioni, dall'inossidabile Danny DeVito al celebre Will Arnett, fino al simpaticissimo Jon Heder di Napoleon Dynamite e Gli scaldapanchine.


Stupisce ad ogni modo – in negativo – come la vicenda sia costruita in maniera banale e al contempo contorta, con elementi buttati a caso nel calderone senza che siano poi utilizzati a dovere, e soprattutto con continui deus ex ridicoli quanto insoddisfacenti anche in prodotti di stampo televisivo. Inusitati, inoltre, i diversi riferimenti sessuali in un film per famiglie come questo, per di più distribuito dalla Walt Disney Pictures. La qualità altalenante dell'opera si nota anche nella fotografia, a volte posticcia e lontana anni luce dal restituire giustizia alle location scelte, e nell'alternanza di bellissime scenografie naturali e terribili ricostruzioni in studio del Guggenheim e dei paesaggi romani. La mano di Johnson, in tutto questo, è invisibile, segno che il regista si trova decisamente più a suo agio nelle atmosfere supereroistiche. L'unica cosa salvabile sono i due protagonisti, che nonostante siano lontani dai ruoli “forti” a cui sono abituati in tv e al cinema, rimangono una coppia affascinante. Ma il film di cui sono protagonisti, probabilmente, finirà dimenticato come le monete lanciate in una fontana, sperando nella buona sorte.


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