Il dottor Kruger (Aurelien Recoing) gestisce una clinica privata in un paesino isolato del Belgio. Il suo sogno è quello di garantire all’uomo la scelta dell’ultimo atto: morire con dignità attraverso il suicidio medico assistito. Nella sua clinica tuttavia si trovano ogni sorta di aspiranti suicidi: depressi, falliti, spostati di ogni tipo e qualche malato terminale. Compito del dottore è aiutare i pazienti ad essere consapevoli della loro scelta, ma la morte ha il senso dell’umorismo, e la tranquillità della clinica e dei suicidi programmati verrà presto animata da gruppi di attivisti armati e da una contagiosa follia generale. Vincitore del Marc'Aurelio come miglior Film al Festival di Roma 2010, Kill Me Please è una commedia dalle tinte forti irresistibile. Se la prima parte del film procede presentando con tutta la serietà dovuta il tema della morte e della miseria umana, improvvisamente il tono deflagra in un’isterica farsa che, nonostante le tematiche e le scene che in altri contesti farebbero raggelare, regala allo spettatore la chiave per guardare con ironia, mantenendo sempre un certo ghigno isterico sul volto. La pellicola è girata in un bianco e nero marcato, che rende fumettistica la presenza dei misteriosi personaggi nella clinica isolata dalla neve. In un contesto così asettico, in cui l’humour investe la serietà del tema e distrugge ogni tipo di appiglio razionale, si muovono bene gli attori come Zazie de Paris e Virgile Bramly, i quali offrono una performance stralunata e fuori dalle righe, tra il slapstick e il punk. Punk, appunto, è stato definito dalla stampa presente al festival di Roma e mai definizione fu più azzeccata: il realismo del bianco e nero e della camera a mano che esplode in situazioni fuori controllo, in azioni insane che distruggono la credibilità della prima parte della pellicola, l’assenza di colonna sonora e l’uscita di scena, dopo il delirio, con La Marsigliese cantata, ad intervalli di tosse secca, dal trans Zazie per commiato allo spettatore. Kill Me Please è una commedia incredibile che decontestualizza un argomento serio e attuale, come quello dell’eutanasia, e lo porta su piani inediti come quello dello sberleffo, del grottesco, della beffa. È la giusta provocazione, con un occhio sarcastico impeccabile, ai moralisti e a chi ha un’età mentale troppo avanzata negli anni. È un film girato con lo stesso entusiasmo del cinema sperimentale, che diverte ed è divertito, con lo stesso spirito in cui molti film low budget sono entrati nella storia. È un film che sorprende.