Roma, Casa del Cinema. Alla conferenza stampa di Libere Disobbedienti Innamorate - In Between la regista Maysaloun Hamoud e l’attrice Mouna Hawa sono affiancate da una traduttrice arabo-italiano che restituisce ai giornalisti il sunto delle risposte. Il film è la storia di tre donne arabe a Tel Aviv e le curiosità della stampa sono molte, tra confronti culturali e piccoli dibattiti politici. Anche se sulla politica Maysaloun Hamoud preferisce sorvolare: «Concentriamoci sul film, per favore». E ha ragione. Libere Disobbedienti Innamorate - In Between è una storia densa, non solo dal punto di vista psicologico dei personaggi, ma anche di tutti i risvolti culturali e sociali che pone in causa, legati a un mondo di cui sentiamo parlare prevalentemente tramite giornali e telegiornali, senza possederne – troppo spesso - una giusta cognizione di causa. Libere Disobbedienti Innamorate - In Between è il genere di film che può aiutare a capire. Oltre che dell’universo femminile, l'opera di Maysaloun Hamoud parla di una realtà che la stessa regista conosce bene: l’underground di Tel Aviv, la città che abita. La scrittura, iniziata ben cinque anni fa, è stata qualcosa di istintivo: presa “di pancia” e restituita senza dare troppo spazio alla fantasia, rimanendo fedele a tutto ciò che ben conosceva. Un film di questo genere, come osserva ancora la regista, parla della vita per com’è, per come continua in quei territori dove conflitti e politica catalizzano gran parte della produzione culturale e cinematografica e dello stereotipo che all’estero ci si fa. In effetti il tema politico non è affrontato, se non, indirettamente, per (poche) immagini che ritraggono macerie e vie semidistrutte, lasciando intravedere una situazione precaria e povera. Anche se un giornalista definisce “borghesi” le protagoniste: un’avvocatessa, una dj lesbica e una studentessa di informatica legata alla tradizione. Ma, paradossalmente, questa fascia sociale ha meno visibilità rispetto a quella colpita più sensibilmente dall’instabilità politica. Libere Disobbedienti Innamorate - In Between non è un film ricattatorio e, se mostra delle “vittime”, lo fa per renderle attive e partecipi, passo dopo passo: proprio come Maysaloun Hamoud auspica per le proprie connazionali a cui demanda la speranza di cambiamento. «La solitudine: è questo il prezzo che una donna è costretta a pagare se sceglie la libertà?» A questa domanda scomoda, ma necessaria, la regista non si sottrae. Per lei la solitudine è una fase necessaria nella vita di ogni donna che vuole “sentire” e “trovare” se stessa, non soltanto nel suo contesto culturale, ma universalmente parlando. Non è detto che sia per sempre, ma resta un passaggio temporaneo, quasi obbligatorio e, in ogni caso, consigliato. Libere Disobbedienti Innamorate - In Between, proprio per la cultura in cui nasce e che rappresenta, ha vissuto un esordio controverso: la produzione ha ricevuto minacce da parte di gruppi di fondamentalisti islamici; minacce che, fortunatamente, non hanno trovato esiti concreti. A loro è prevalso un dibattito femminista positivo e un grande affetto di pubblico, soprattutto da parte delle donne e degli omosessuali, che, in modo inedito, sono stati rappresentati dal cinema nazionale sentendosi, finalmente, riconosciuti. Mouna Hawa, criniera leonina e sguardo intenso, proprio come il suo personaggio nel film (un'avvocatessa emancipata) ricorda le centinaia di lettere di sostegno rivolte a lei e alle sue due colleghe Sana Jammelieh e Shaden Kanboura: i giovani sono mostrati entusiasti e, soprattutto, vicini al modello femminile proposto. «Ti prego, dimmi che la tua vita è come sei nel film!» rivela di essersi sentita chiedere l'attrice. Il film di Maysaloun Hamoud non può essere incasellato in nessun genere specifico: tocca il dramma, la commedia e anche il documentario. Si percepisce la vita reale delle tre attrici, così com'è e come si sono conosciute anche al di là delle riprese. Basti pensare che hanno abitato realmente, durante la realizzazione, nello stesso appartamento. La realtà emerge e si proietta nella finzione, e viceversa. L’improvvisazione e i tocchi personali delle interpreti, oltre al copione, sono state per Maysaloun Hamoud un’aggiunta preziosa. «Avete presente la scena della doccia, dopo lo strupro?» aggiunge Mouna Hawa « Eravamo tutte e tre ma si ha come l’impressione di essere un corpo solo. Così è stato». E forse è vero, come è stato notato da qualche giornalista, che bisognerebbe ringraziare film come questi, perché sono fonte di testimonianza oltre alle vaghe impressioni di cui troppo spesso siamo nutriti.