Quale momento migliore, se non gli eterni pomeriggi che seguono le abbuffate di Natale, per dedicarsi alla visione di film lenti e lunghissimi
Ecco un bel ricordo di Natale: i pomeriggi post-abbuffata quando, in un'epoca senza streaming e senza internet, ci si riuniva a casa dei nonni per guardare ciò che offriva la tv. All'epoca, la programmazione televisiva del pomeriggio di Natale ci donava meraviglie: i grandi classici, quei film che altrimenti non saresti mai riuscito a vedere, soprattutto per il minutaggio.
Un esempio? Il Dottor Zivago di David Lean, del 1966. Durata del film: 3 ore e 20 minuti (e in più c'è da calcolare la pubblicità , che non è poca!) o Il Gigante di George Stevens, del 1957, durata 3 ore e 21 minuti. Due film, due personali classici natalizi, scoperti casualmente grazie alla programmazione televisiva delle Feste. Più di tre ore, poca azione (per lo meno, non come la intendiamo oggi noi), grandi dialoghi e pathos a mille.
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Signore e signori: é la Hollywood classica, con il suo fascino eterno.
Di questa programmazione sentiamo oggi la mancanza: il Natale televisivo contemporaneo è popolato di commedie di basso livello e film commerciali, più facili da "digerire", ma che non si avvicinano nemmeno lontanamente a donare quella sensazione di completezza e profondità dei film citati. Nei nuovi fast-film non si ha nemmeno il tempo di empatizzare col personaggio, di sentire il peso del protagonista sulle nostre spalle, di godersi il tempo che passa. Vuoi mettere quella bella sensazione, alla fine del Dottor Zivago, di avere vissuto un po' anche noi la vita eccezionale del protagonista?
Questa è una vera e propria ode alla lentezza del cinema. Ed è interessante notare come registi vecchia scuola come Jane Campion o Martin Scorsese decidano di servirsi di Netflix, una piattaforma il cui successo proviene anche dall’immediatezza e comodità di fruizione a cui ci ha abituati il web, per realizzare un film di più di 3 ore.
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Un minutaggio titanico anche per il grande schermo, degno dei grandi film della storia, figuriamoci per una piattaforma streaming che consente la visione anche su tablet e smarthphone!
Tra le molte polemiche che hanno accompagnato l’uscita di The Irishman, una riguardava la sua durata. Il minutaggio di 3 ore e 30, circa, spaventa. E non sono pochi coloro che hanno scelto di serializzare la visione: esiste anche un'infografica, circolata sui social, su come fare per vedere il film di Scorsese come fosse una miniserie.
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Ci avete fatto caso? Fare binge watching per tre ore e mezza spaventa meno che seguire un intero film per la stessa durata. Forse rassicura l’idea che possiamo fermarci quando vogliamo. Forse la cosa bella del grande schermo era proprio il contrario, invece: immergersi per ore, senza interruzioni, in un altro mondo.
Questa ode alla lentezza si accompagna a un augurio per queste Feste: quanto sarebbe bello approfittare del tempo libero durante le vacanze di Natale per tornare a goderci il cinema - anche il cinema "televisivo", per carità - nella sua totalità , lungo e lento, senza guardare l’orologio, ma concentrandosi sulle emozioni e sul mondo che ci regala?
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Un buon proposito anche per l'anno nuovo, per iniziare il nuovo decennio all'insegna della lentezza.