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Breaking Bad (2012), la recensione della stagione 5

26/02/2020 12:00

Marco Filipazzi

Recensione Serie TV, Breaking Bad, Vince Gilligan,

Breaking Bad (2012), la recensione della stagione 5

La quinta stagione si apre riprendendo un vecchio trucco di Gilligan: il flash forward...

La quinta stagione si apre riprendendo un vecchio trucco di Gilligan: il flash forward. Siamo un anno più “avanti” e vediamo un Walter trasandato, sotto pseudonimo, che acquista un mitragliatore M60 da un trafficante di armi. Qualcosa è successo, qualcosa di brutto, ma ancora non ci è dato sapere cosa. Siamo all’ultima stagione. All’ultima marcia. Lungo l’ultimo tratto di strada. 16 episodi che originariamente andarono in onda in due blocchi da 8 puntate, con una pausa di 7 mesi in mezzo, quasi come se fossero due stagioni separate. In realtà, a parte il cliffangher pazzesco alla fine della 5x08 Gliding Over All, è un’unica, lunghissima cavalcata sulle montagne russe, che inanella scene sempre più potenti, in un escalation di soluzioni narrative inaspettate e imprevedibili.

 

E soprattutto, nonostante Heisemberg stia lentamente scivolando all’Inferno, Gilligan riesce sempre a motivare le sue scelte (per quanto abiette e spregevoli) in modo razionale. In altre parole Walter è una merda, eppure noi non riusciamo a dargli completamente torto; la logica che lo muove è tanto fredda quanto sensata e verte sempre e solo su di un unico punto: mantenere al sicuro la sua famiglia e, in primis, sé stesso.

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Say my name

Walter è ormai in balia di un delirio d’onnipotenza. Dopo aver ucciso Fring si sente legittimato a prendere il suo posto, ma prima deve trovare un nuovo laboratorio, una nuova rete di distribuzione e soprattutto della metilammina. C’è anche il problema di mettere a tacere la vecchia banda di Mike ormai dietro le sbarre e per questo servono soldi che Walt non ha più dopo che Skyler ha “regalato” tutto a Beneke. Senza contare che la DEA è sempre più vicina.

 

A questo punto di Walter White non c’è più traccia: ora c’è solo Heisenberg, una trasformazione a cui abbiamo assistito impotenti e che si conclude nella prima metà della stagione. Nella 5x05 getta la maschera con Skyler: «Sto per rapinare un treno» le dice prima di uscire di casa, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Nella 5x06 abbandona del tutto la propria moralità, sciogliendo un ragazzino innocente nell’acido senza battere ciglio, ma soprattutto senza prendere una vera posizione contro Todd che lo ha ucciso a sangue freddo. Anzi, tra le righe di dialogo, arriva quasi a giustificarlo. In seguito palesa il proprio obiettivo, che ormai non può più essere nascosto dietro la scusa "lo faccio per la mia famiglia": «Jesse, ricordo che mi hai chiesto se il nostro scopo fosse produrre metanfetamina o fare soldi. Nessuno dei due. Costruire un impero, questo è il mio scopo».

 

Nella 5x07 completa la sua trasformazione prima nella scena iniziale che da il titolo alla puntata, poi nel finale, uccidendo Mike. Nella 5x08 elimina tutti gli scagnozzi di Ehrmantraut, mettendosi al sicuro. O almeno, così crede dato che come Icaro, chi vola troppo vicino al sole rischia di precipitare a terra. A far collassare il suo impero sarà un dettaglio insignificante come la dedica su di un libro (che Gilligan mostra in ben tre momenti diversi, proprio per sottolinearne la sua importanza) ma sufficiente per trascinarlo a fondo nel momento in cui tutto sembra essersi assestato.

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Hank Schrader

Di fatto è Hank che introduce Walter al mondo della metanfetamina. Dal momento in cui Walt decide di mettersi a cucinare, lo spettatore sa che prima o poi arriverà un inevitabile faccia a faccia tra i due cognati. Nessuno però avrebbe potuto predire l’evolversi del rapporto DEA – Heisenberg; un turbinio di eventi che non ha fatto altro che incattivire Hank sempre di più (il diversivo di Marie all’ospedale, la sparatoria nel parcheggio) rendendolo bramoso di arrestare (o magari uccidere) Heisenberg. Già dalla quarta stagione inizia ad avvicinarsi pericolosamente alla verità, con il diario di Boetticher, con quella dedica al misterioso WW, con l’intuizione della lavanderia industriale. Si insinua nello spettatore addirittura il dubbio che forse Hank intuisca già la verità, ma ha le mani legate dalla legge finché non trova una prova concreta. Il suo fiato sul collo di Walt si è fatto più opprimente dopo l’omicidio di Fring, con i pedinamenti a Ehrmantraut, con Jesse interrogato in centrale. Eppure Walt è sempre riuscito a restare in vantaggio, non di molto, ma di quella manciata di centimetri sufficienti a sfuggire ancora e ancora. Fino ai minuti finali della 5x08. Una scena innocua, una dei mille pranzi e cene tra i White e gli Schrader. Poi Hank va in bagno, si siede sulla tazza, controlla i giornali che sono impilati vicino al wc e inizia a sfogliare un libro: To my other favorite WW.

 

Una frase poetica al punto da sembrare un epitaffio, cosa che in un certo senso è. Dopo quattro stagioni e mezzo passate a erigere barricate di menzogne, ora è giunto il momento per Walter di gettare la maschera e affrontare la verità. La seconda parte della stagione prosegue con la partita a scacchi tra Hank (al quale servono delle prove per poter arrestare Walt) e Heisenberg (che seguita a raccontare bugie pur di salvarsi la pelle). Sarà proprio una bugia di Hank a far commettere un passo falso a Walter, mettendolo in scacco, mentre corre nel deserto in cerca del suo denaro. Un errore fatale.

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Ozymandias

«Sono Osimandia, il re dei re. Se qualcuno vuole sapere quanto grande io sia, superi qualcuna delle mie imprese» scrisse Percy Bysshe Shelley nel 1817, nel poema che da il titolo alla puntata, il cui tema centrale è l'inevitabile declino degli uomini di potere e dei loro imperi. Perché l'episodio è proprio questo: il declino dell’impero di Heisenberg. E anche il momento in cui Gilligan decide di far arrivare al pettine i nodi più grossi e complicati, che verranno scagliati addosso allo spettatore con violenza inaudita.

 

Hank prima di tutto, la cui parentesi (insieme a quella di Steve Gomez e della DEA) si chiude con un colpo di pistola in testa per mano dei nazisti dell’Arizona. Poi è la volta del faccia a faccia con Jesse, in cui Walt, con rabbia, confessa di aver assistito alla morte di Jane senza muovere un muscolo. Dopo ciò arriva il momento di affrontare la famiglia, il cui scontro si concluderà tra urla, coltelli e ferite, con quell’immagine di Walter jr che minaccia il padre, un’inquadratura che da sola vale più di mille parole. Magistrale e atterrente.

 

Infine Walter, che decide di scomparire, cambiando identità, vita, stato. Trasformandosi in un fantasma, in attesa che il cancro lo finisca.

 

Breaking Bad potrebbe concludersi anche così, lasciando lo spettatore con il fiato mozzato da un pugno alla bocca dello stomaco. D’altra parte questo è il miglior episodio di una serie tv mai realizzato: a 6 anni di distanza dalla sua messa in onda, su IMDB ha ancora una quotazione di 10/10. La conclusione perfetta di una narrazione perfetta. Ma Gilligan va oltre il maniacale e prima di dire davvero addio a Walter vanno sistemate ancora un paio di cosette. A questo servono le ultime due puntate, un epilogo non all’altezza di ciò che è appena avvenuto, eppure necessario, quantomeno per redimere (almeno in minima parte) le terribili azioni di Heisenberg.

 

Ma se la 5x15 è una puntata di transizione (si chiude la parentesi di Saul Goodman, ma i pochi altri fili narrativi ancora in sospeso vengono lasciati lì) l’ultimo episodio FeLiNa – che oltre a essere l’anagramma di “finale” è anche scomponibile negli elementi chimici di Fe, il ferro contenuto nel sangue versato da Walt, Li, il litio necessario per cucinare meth, e Na, il sodio contenuto nelle lacrime versate – è l’epilogo di tutto ciò che ancora resta da risolvere. Non un epilogo dolce, solo il tentativo di un uomo che cerca di mettere una pezza ai suoi peccati mentre sta correndo incontro a morte certa.

 

Walter non cerca perdono, non cerca compassione, cerca solo di pulirsi la coscienza più che può dopo aver disintegrato quella famiglia che così disperatamente voleva tutelare. E alla fine lo ammette: ha fatto tutto ciò solo per sé stesso. Per sentirsi vivo. Eppure ancora, mentre accarezza Holly, mentre osserva Walter jr rentrare a casa, mentre lui scompare per sempre dalle loro vite, è impossibile non provare una certa empatia con Walter White. Alla fine distruggerà tutto e tutti, trovando il proprio epilogo a due anni dalla diagnosi del cancro ai polmoni che ha innescato questa catena di “reazioni collaterali”. Nonostante tutti i suoi sforzi è morto esattamente quando i medici gli avevano pronosticato, dandogli 48 mesi di vita. E allora il vero significato di Breaking Bad si riduce a un solo quesito: sarebbe stato meglio per Walt vivere la sua vita anonima e ordinaria, oppure sacrificare tutto e tutti per “sentirsi finalmente vivo” come lui stesso confessa a Skyler? Ognuno di noi può dare la risposta che preferisce.

 

Un’ultima nota, per rafforzare il concetto di quanto questa serie sia stata pianificata: FeLiNa è il 62esimo episodio di Breaking Bad. Nella tavola periodica il 62 corrisponde al Samario. Il Samario è un tipo di metallo utilizzato nella medicina nucleare per la terapia delle metastasi nei pazienti affetti da cancro. Credete ancora siano solo coincidenze?

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