Parigi, 13 Arr. (2021), la recensione: il film di Jacques Audiard sa di già visto

Con Parigi, 13 Arr. (Les Olympiades) sono diventati dieci i film all’attivo di Jacques Audiard, firma importante del nuovo cinema francese già Palma d’oro nel 2015 con Dheepan.

I due sembrano intendersi subito, tanto da finire spesso nello stesso letto; quando però Émilie prova un passo in avanti nella relazione, Camille cambia strada e incontra Nora. Tra loro sembrerebbe vero amore, ma anche Nora non sa bene cosa e chi vuole. E così, mentre Camille torna di continuo da Émilie per confidarsi, Nora si rispecchia sempre più in Amber Sweet, una camgirl che diventa amica vera e forse più.

L’educazione sentimentale ai tempi delle chat e delle app, in una Parigi in bianco e nero con un po' d’Oriente e molta New York. Tre giovani, carini e disoccupati, tre personaggi (più uno) in cerca d’amore e di indipendenza in una versione aggiornata, con maggior budget e giocata in casa, di quel cinema made in USA indipendente e cinephile che si faceva trent’anni fa (ma anche più recentemente, vedi Frances Ha).

Nasce da un graphic novel questo Parigi, 13 Arr. e il bianco e nero rimarca bene, oltre al suo tratto romantico, un certo gusto grafico del film stesso: le linee verticali dei grattacieli, le vedute dall’alto, le didascalie (Cominciò così, Domenica, Qualche mese dopo); e perfino – a volerli cogliere - certi movimenti della camera in pieno stile Audiard.

Un ritorno con una pellicola ancora una volta più appassionata che appassionante, con un altro cambio di registro rispetto al passato, qui più sobrio e più leggero: Parigi, 13 Arr. sta tra Cédric Klapish (L’appartamento spagnolo, Parigi) e il più nobile Philippe Garrel, sposando la commedia generazionale con il film d’autore.

Sceneggiatura a sei mani (c’è anche Céline Sciamma) per un film già fatto e già visto, che niente aggiunge e niente toglie al lustro della carriera di Audiard. Una prima parte piuttosto pallida, una seconda che un po' alla volta prende spessore, un finale in bellezza (e ovvietà). Scene di sesso, facce giuste e una Parigi ruffiana senza esagerare. Si vede volentieri, ma Parigi da sola non basta.