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Nuovo Olimpo (2023), la recensione del film di Ferzan Ozpetek: una lettera d’amore al cinema

26/10/2023 22:00

Valentina Pettinato

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Nuovo Olimpo (2023), la recensione del film di Ferzan Ozpetek: una lettera d’amore al cinema

Ferzan attinge alla propria vita, come al solito, e dirige un vero e proprio romance che si svolge in quattro epoche, dagli anni Settanta al 2015.

Negli ultimi anni sono piene le sale cinematografiche di film di registi importanti che vengono definiti «dichiarazioni d’amore dell’autore al cinema». Pensiamo a Licorice Pizza, The Fabelmans, Babylon. Sembra quasi ci sia una corsa forsennata degli autori a raccontare in chiave personale il sentimento provato per questa sublime arte, e quanto spazio il regista di turno abbia dedicato a essa nella propria vita.

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Anche quella di Ferzan Ozpetek in Nuovo Olimpo è una bellissima lettera d’amore all’arte cinematografica, per dirla come va di moda e piace a molti. Solo che Ozpetek sceglie di scriverla attraverso il ricordo di una struggente storia d’amore, nata tra le poltroncine di un piccolo cinema, e cerca come genere il mélo tanto caro ad Almodovar.  

 

Ferzan attinge alla propria vita, come al solito, e dirige un vero e proprio romance che si svolge in quattro epoche, dagli anni Settanta al 2015.

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Nuovo Olimpo inizia nel 1978. Enea Monti (Damiano Gavino) è uno studente di cinema che lavora come volontario sui set. Proprio durante delle riprese incontra per caso Pietro Gherardi (Andrea Di Luigi), e fra i due c’è immediatamente un profondo gioco di sguardi.

Enea si imbatte nuovamente in Pietro al Nuovo Olimpo, un cinema d'essai, luogo di incontro per amanti del cinema ma anche per consumare rapporti omosessuali. Pietro non è mai stato con un uomo e lì non è a suo agio: Enea vuole aiutarlo e decide di fissare un incontro in una casa vuota nel cuore della capitale. Tra quelle stanze, sui tetti di Roma, una storia bellissima fatta di passione, che deve interrompersi loro malgrado.

Scritto con il fedele co-sceneggiatore e coproduttore Gianni Romoli, Nuovo Olimpo è un film dal gran potenziale: una bellissima storia d’amore, raccontata in maniera intima e personale, che attinge a un immaginario cinematografico onirico, tutte componenti che ammantano la visione di una splendida patina onirica che avvolge tutto come un manto di stelle. 

 

I personaggi che ruotano attorno alla storia d’amore sono meravigliosi, una fra tutte la stupenda ex soubrette Titti (immensa Luisa Ranieri), diventata cassiera del cinema suo malgrado, che potrebbe essere un personaggio felliniano o anche un omaggio a Mina (che del film firma anche un pezzettino di colonna sonora cantando Povero amore, sui titoli di coda).

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Il cuore sacro di Nuovo Olimpo è una storia d’amore, e non ci sono dubbi. Ma è innegabile anche che la pellicola esprima anche tutto l’amore possibile che il regista prova per il cinema, che si dichiara sin dalle primissime scene di metacinema con Jasmine Trinca, in un bellissimo cameo.

 

Il problema del film è che tutti questi elementi restano in potenza e soccombono sotto dialoghi a volte naif, una recitazione davvero poco credibile da parte di alcuni dei personaggi (come Alvise Rigo, ex rugbista e alla sua prima performance attoriale) e una narrazione poco a fuoco. 

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I comprimari non esplodono nella loro pienezza di senso, per quanto splendidi. Uno script dalle alte intenzioni che non riesce a essere efficace, con snodi narrativi poco incisivi e una messa in scena sugli anni finali posticcia, che trova la sua quinta essenza nel tentativo mal riuscito di invecchiare artificiosamente i protagonisti.

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Dopo una parte iniziale molto bella in cui forse per la prima volta nel cinema italiano ci troviamo d’avanti a scene esplicite dall’alto contenuto erotico e passionale, con due full frontal sensualissimi, il film inizia a perdere forza. Gli intensi profili femminili non trovano il terreno narrativo adatto a farli decollare; i due protagonisti man mano che invecchiano iniziano a essere sempre meno credibili.

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Nuovo Olimpo resta un film riuscito a metà ed è un peccato. Forse paga lo scotto la scelta di una dimensione meno corale, di una scrittura poco a fuoco. Il valore di quello splendido omaggio alle sale cinematografiche Settanta, in cui rivedere i grandi capolavori della settima arte (vengono citati Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini e Nella città l’inferno di Renato Castellani) e incontrare persone legate dalla stessa passione resta comunque immenso. 

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Ma avrebbe avuto bisogno di un investimento maggiore nella pista romance, che invece resta esile, poco credibile. Ed è davvero un’occasione sprecata, perché i presupposti per far accomodare tutti gli spettatori in un romantico cinema d’altri tempi ad assistere a una storia che racconta di passioni passate, mai davvero finite, c’erano tutti. E sarebbe stato un posto bellissimo in cui rifugiarsi per qualche ora.


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Genere:  drammatico, sentimentale
Regia: Ferzan Ozpetek
Paese, anno: Italia, 2023

Interpreti: Luisa Ranieri, Greta Scarano, Annandrea Vitrano, Aurora Giovinazzo, Eugenio di Fraia, Federico Mancini, Giancarlo Commare, Alvise Rigo, Andrea Di Luigi, Damiano Gavino, Gianluca D’Ercole, Luca Finotti, Silvia Bazzini
Sceneggiatura: Ferzan Ozpetek, Gianni Romoli
Fotografia: Gian Filippo Corticelli
Montaggio: Pietro Morana
Musiche: Andrea Guerra
Produttore: Tilde Corsi, Gianni Romoli
Casa di Produzione: Faros Film, Warner Bros., R&C Produzioni
Distribuzione: Netflix

Data di uscita: 01/11/2023

Durata: 111’
 

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