Dopo il successo di Maga Martina e il libro magico del draghetto, la Disney ha deciso di realizzare un sequel della pellicola destinato a divertire sia grandi che piccoli. Maga Martina 2 – Viaggio in India, nelle mani dell’esordiente Harald Sicheritz, sceglie l'esotica e misteriosa India come location per la nuova avventura della piccola maga. Il Re Nandi, del regno di Mandolian, viene rapito, rinchiuso in una gabbia e spacciato per morto dal Gran Visir Guliman. In accordo con lo spregevole stregone Abrash, Guliman scrive una lettera a Maga Martina fingendosi dispiaciuto per la scomparsa del sovrano e chiedendole di rompere l'incantesimo che protegge il trono reale da eventuali usurpatori. Martina e il piccolo draghetto magico Ettore si mettono in viaggio per l'India ma, arrivati sul posto, si rendono conto che la versione raccontata dal Visir e dal suo socio non può essere reale. Il piccolo tassista Musa, allora, scorterà la maga e il suo fedele aiutante fino alla Città Proibita in cui è nascosto il Re. Riusciranno i piccoli eroi a smascherare i perfidi usurpatori del trono di Mandolian? Forte del successo del primo episodio, il regista tedesco - in fin dei conti - non doveva gestire un compito tanto arduo, ma (ri)confezionare un prodotto già pronto. L'errore più grande del secondo capitolo di Maga Martina, invece, è presente in fase di sceneggiatura. Lenta, noiosa, tirata troppo per le lunghe, la storia non riesce a coinvolgere fino in fondo gli spettatori (neanche quelli più piccoli). I protagonisti sono tutti troppo poco caratterizzati, troppo esasperati e, soprattutto, poco carismatici. Probabilmente sarebbe bastata una bacchetta magica e un cappello a cilindro per rendere più credibili i poteri magici della bambina e più entusiasmante una storia che sa di già visto. Possibile che gli sceneggiatori di Maga Martina 2 non abbiano imparato nulla dalla saga di Harry Potter? Il draghetto Ettore, poi, che dovrebbe servire ad alleggerire la vicenda, non è altro che la versione esagerata dello Shrek della DreamWorks. Peccato, dunque, che nonostante la nave dia segnali di allarme prima della partenza, il capitano decida comunque di sfidare la sorte.