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Lezioni di cioccolato 2

08/11/2011 12:00

Erika Pomella

Recensione Film, Film Commedia, lezioni di cioccolato,

Lezioni di cioccolato 2

Nel 2007 Claudio Cupellini, con la sceneggiatura di Fabio Bonifacci, aveva portato sul grande schermo Lezioni di cioccolato, divertente storia di un geometra ch

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Nel 2007 Claudio Cupellini, con la sceneggiatura di Fabio Bonifacci, aveva portato sul grande schermo Lezioni di cioccolato, divertente storia di un geometra che si finge egiziano ed entra a lavorare in una cioccolateria per aiutare l’amico Kamal, sotto l’ala del maestro cioccolataio Neri Marcoré. A dare il volto all’eroe scanzonato e cialtrone della pellicola c’era Luca Argentero, ex concorrente del reality Grande Fratello, e pronto a imporsi sulla scena recitativa del nostro paese, in un momento particolarmente propizio per la commedia. A distanza di quattro anni, il geometra Mattia Cavedoni, archiviato il capitolo sentimentale Cecilia (che aveva il volto di Violante Placido), ricompare al cinema, sotto la regia dell’esordiente Alessio Maria Federici, con il sequel Lezioni di cioccolato 2, pronto a bissare il successo del precedente.


Mattia Cavedoni (Luca Argentero), dopo aver provato le gioie di lavorare il cioccolato, torna al suo mestiere e alla sua piccola impresa edile. Tuttavia, con la crisi economica che incombe, Mattia ha seri problemi a far quadrare i conti e trovare persone che possano aiutarlo. L’amico egiziano Kamal (Hassan Shapi) è infine riuscito a realizzare il suo sogno di aprire una cioccolateria tutta sua, ma i clienti scarseggiano, tanto che ben presto Kamal si trova con l’acqua alla gola. Quando, tuttavia, si presenta l’occasione di un nuovo progetto, Mattia e Kamal ricostruiscono la loro complicità, per tentare di sfondare. Tutto si complica quando Mattia incontra Nawal (la Nabiha Akkari di Che bella giornata), la figlia di Kamal, divisa tra l’Italia e l’Egitto. Ben consapevole della fama di don giovanni dell’amico Mattia, Kamal cercherà in ogni modo di tenere la sua preziosa figlia lontana dalle grinfie “sciupa-femmine” di Mattia, cercando nel frattempo di avviare una volta per tutte la propria attività, anche grazie all’aiuto del nuovo mastro cioccolataio (Vincenzo Salemme).


Tornano i rassicuranti volti di Argentero e Hassan Shapi per riprendere in mano le fila di una storia che, nel 2007, alimentò il genere della commedia brillante in una cinematografia che sembrava essersi fossilizzata su film drammatici che poco avevano a che vedere con il puro entertaiment. Lezioni di cioccolato 2, proprio come il predecessore, non punta in alcun modo a presentare credenziali autoriali e, come nella miglior tradizione della commedia, punta alla semplice narrazione di una storia lineare che intrattenga lo spettatore. In questo senso, il film di Federici riesce nel suo intento, strappando più di una risata (soprattutto grazie alla nuova coppia Salemme/Finocchiaro, giocando sul volto sornione di Argentero, sempre più apprezzabile attore di commedie dal discreto successo al box-office. Ma introducendo il personaggio di Nawal, la pellicola passa anche da una superficiale analisi dei rapporti tra italiani d.o.c. e figli di immigrati, puntando proprio sul contrasto che si crea quando Mattia si interessa alla figlia dell’amico Kamal. L’egiziano, infatti, smette di essere la simpatica canaglia del precedente capitolo, e si trasforma in un padre tradizionalista che, sebbene legittimato dal comportamento libertino di Mattia, tenta in ogni modo di allontanare i due innamorati, a favore di valori veicolati da una religione e da una ricchezza di idee lontane da Mattia. In tutto questo, tuttavia, Nawal appare come trofeo da vincere, una semplice posta in gioco che non ha voce in capitolo sul suo futuro. Intriso di sottotesti vagamente maschilisti, Lezioni di cioccolato 2 ha il limite di dipanarsi lungo confini sicuri e già tracciati, senza sforzarsi di allontanarsi da schemi già proposti; lo stesso vale per i personaggi poco approfonditi, tanto che il cambiamento finale di Mattia sembra derivare da una sorta di deus ex machina, piuttosto che da un’evoluzione psicologica ed emotiva.


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