Roger Brown (Aksel Hennie) è uno stimato uomo d'affari, un cosiddetto cacciatore di teste per un'affermata agenzia. Ha una vita apparentemente felice, una bella casa e una splendida moglie, Diana (Synnøve Macody Lund). Ma il suo stile di vita è parecchio al di sopra dei comunque ingenti guadagni, e così Roger nel tempo libero decide di arrotondare con il furto di opere d'arte. Un giorno conosce Clas Greve (Nikolaj Coster-Waldau), un alto dirigente in precedenza a capo di una famosa società rivale, in possesso di un prezioso quadro dal valore inestimabile. Roger decide così di effettuare il suo ultimo colpo, ignaro che Clas nasconde diversi segreti. Diretto da Morten Tyldum, Headhunters ha vinto il Courmayeur Noir InFestival 2011, battendo eccellenti rivali come La fuga di Martha. Il film cerca di sfruttare il recente successo dei thriller letterari nord-europei sdoganati dalla trilogia Millennium, e non a caso è tratto dal romanzo dello scrittore di successo Joseph Nesbø. Tyldum riesce a trasportare la storia su schermo con una certa duttilità ; dopo un inizio lento la narrazione diventa sempre più tesa, regalando anche alcune sequenze che, nella loro voluta estremizzazione, risultano assolutamente efficaci. Sospeso tra atmosfere noir e concessioni al thrilling puro, Headhunters è un susseguirsi di colpi di scena, che rendono la storia incerta fino all'epilogo, senza prendersi mai troppo sul serio ed anzi avendo l'ambizione di esagerare sul versante action, ben lontano dalla spettacolarità hollywoodiana, ma comunque capace di divertire lo spettatore, non disdegnando neppure una copiosa dose di sangue. In questa trama di inganni e rivelazioni, centrale è anche il menage à trois che si instaura tra i protagonisti, e che porta il personaggio di Roger, ben presto preda in fuga, a non fidarsi di nessuno se non di se stesso. Unica nota stonata, proprio l'interprete del protagonista, che non riesce mai ad attirarsi le simpatie del pubblico, a dispetto invece del diabolico Nikolaj Coster-Waldau, lanciato definitivamente a più vaste platee dalla serie tv Game of Thrones, e qui a suo agio nei panni di un malvagio d'eccezione. Il risultato è una pellicola robusta, non priva di imperfezioni ma comunque in grado di svolgere più che degnamente il compito di maturo entertainment.