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Seafood - Un pesce fuor d'acqua

20/05/2012 11:00

Martina Calcabrini

Recensione Film,

Seafood - Un pesce fuor d'acqua

Il malese Aun Hoe Goh e la sua storia di amicizia nelle profondità degli abissi marini

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Aun Hoe Goh, regista d’animazione malese, fonda la Silver Ant, un’azienda specializzata in cortometraggi, spot televisivi e videogiochi, che, insieme a Jazeera Children Channel, approda al cinema con questo Seafood - Un pesce fuor d’acqua, storia di amicizia e coraggio nelle profondità degli abissi marini.


Due bracconieri scendono nell’oceano per rubare delle uova di squalo e il piccolo Pup non riesce a fermarli. Disposto a tutto pur di salvare i suoi fratelli, chiede aiuto al polipo Otto per raggiungere la Terra e riportare in acqua i cuccioli. Preoccupato per la sorte dell’amico, lo squalo martello Julius utilizza un robot progettato dal polpo per raggiungere Pup ed aiutarlo nella sua missione. Nel frattempo, la perfida Murena degli abissi e un vasto esercito di granchi, approfittando dell’assenza degli squali, progettano il modo per impadronirsi della barriera corallina.


Il mondo marino, popolato da creature colorate e variopinte, ha sempre affascinato l’immaginario collettivo, fornendogli l’opportunità di entrare in contatto con un universo tanto differente quanto misterioso. Nel lontano 2004, la Pixar vinse l’Oscar (miglior film d’animazione) per Alla ricerca di Nemo, dando spago a pellicole sottomarine ed ecologiste come Shark Tale e Le avventure di Sammy. Lo sceneggiatore Jeffrey Chiang, sicuro del fascino che le avventure sottomarine hanno sul pubblico, confeziona una storia votata sia al rispetto dell’ambiente che alla salvaguardia dell’antico valore dell’amicizia. Complotti, trappole e salvataggi in extremis sono alla base della pellicola, tutta giocata sull’alternanza di bene e male, di legale e illegale, di giusto e sbagliato. I personaggi realizzati in computer grafica sono colorati con delle texture talmente elementari da non permettere sfumature, riflessi o ombre. Anche le scenografie, sia marine che terrestri, sebbene abbiano colori sgargianti, risultano uniformi. Il pubblico dei più piccoli, comunque, non se ne accorgerà nemmeno troppo preso dalle gag e da un doppiaggio dall’impronta dichiaratamente infantile. Mirato, invece, il colpo assestato allo spettatore più maturo, in grado di capire che il percorso ad ostacoli causato dai detriti umani e dagli scarti industriali è tutt’altro che un’occasione per creare un parco giochi. Tra Pup che si difende a colpi di karate e Julius che assiste inorridito alle pinne degli squali esposte come trofei, il mondo terrestre è messo al bando, a meno che non contribuisca davvero a difendere le proprie riserve naturali. Seafood, citando apertamente i film acquatici, primo su tutti La Sirenetta disneyana, fa il verso anche a Madagascar e Galline in fuga, introducendo quattro bulletti gallinacei che comandano sulla terraferma, come dei veri e propri boss di quartiere. In uno scontro tra pinne, penne e (batti)becchi, Aun Hoe Gohy dimostra che la convivenza tra specie differenti è possibile se, senza alcun pregiudizio, si ha voglia di esplorare l’inesplorato e di conoscere tutto ciò che è - ancora - ignoto o ignorato.


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